Passeggiando a Montemaggio
Sembra ci sia ancora qualcuno che spende una giornata di festa per andarsene in un luogo della memoria. C'era un bel po' di gente a spasso a Montemaggio. Vecchini con gli occhi lucidi sul luogo dell'eccidio o davanti alla casa dove vennero catturati i partigiani, ragazzini che facevano picnic, un giovane sindaco che già una volta ebbe a stupirmi, telefonandomi cinque minuti dopo che gli avevo mandato una e-mail per chiedergli un'informazione, senza nemmeno sapere chi fossi e senza che si stesse per votare. Insomma, ci sarà per tanti anni ancora qualcuno che il 25 aprile si alza dal letto ed esce di casa per andare in un luogo di questi e fare un gesto che non è nemmeno simbolico, ma di semplice ricongiunzione con le proprie radici e la propria memoria. Io mi ricordo che mia madre, quando ero piccolo, cantava sempre bella ciao, e non era di certo comunista. Per lei, semplicemente, i partigiani erano i buoni. Quando finì la guerra aveva tredici anni, ancora oggi me lo racconta, e io le credo oggi come allora. Qualche volta gli è sfuggito anche, nella sua semplicità, che quello avesse fatto delle cose buone. Altre volte ci ha cantato canzoncine che gli insegnavano da piccola a scuola, roba che poi scoprimmo fascista. La memoria della gente semplice non funziona con gli occhiali dell'ideologia, ma funziona. Di gente semplice era pieno, oggi, a Montemaggio.
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