Bologna, 2 agosto
Quando successe avevo diciassette anni. Mi ricordo che ero stato a correre, mi allenavo regolarmente a quei tempi. Rimasi interdetto, lo disse il giornale radio, mi ricordo bene un'immagine mia, ero in piedi sulla porta di casa, guardai fuori verso una fontana, sulla piazzetta del mio solito paese di villeggiatura. Un po' torna sempre, la sorpresa. E l'incapacità di raccontarsi quello che era successo, stando da qualche parte seduti a rimuginare, nei momenti in cui i pensieri affiorano da soli e si sta lì a rimetterli a posto. E' un pensiero che di andare a posto non ne vuol sapere. Le immagini che ho negli occhi di quel giorno: l'orologio e la fontana che guardavo, pensando che ottantacinque andavano alla stazione e non sono tornati più a casa.
1 commento:
Io in piedi, davanti alla tv. Ricordo l'aria sospesa e irreale del soggiorno. Scossa solo da un "per la madonna santissima" di mio padre, che per l'occasione prese a calci tutto il Pantheon cattolico. Ricordo cumuli di macerie che nella mia mente sono in bianco e nero. 85, più centinaia di persone a piangerli, a fare i conti con un vuoto quotidiano e con la beffa di una doppia tragedia. 200 feriti che non dimenticheranno mai. Come si può dimenticare un pozzo di dolore senza fondo?
Non c'entra niente, ma ricordo ossessivamente il viso sfatto da un dolore straordinariamente dignitoso, nonostante tutto, del padre di Maria Pia Rontini, una delle vittime del mostro di Firenze. Un uomo che ha cercato e chiesto verità e giustizia per tutto il resto della sua vita. Ecco, quando voglio rendermi conto delle dimensioni abnormi di certi dolori moltiplico il suo volto per centinaia di visi. E il risultato è insopportabile. La verità è che a certi dolori non c'è rimedio possibile.
Fiammetta
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