Il deserto tosconapoletano
C'è chi racconta che a camminare a piedi per le zone desertiche che vanno dall'Osmannoro a Plato si possono avere miraggi e fare incontri inconsueti. Copertoni come leoni, rotatorie che guidano al nulla prese d'assalto da carovane di TIR selvaggiamente dediti all'immissione da destra a manetta e senza guardare se e chi sopraggiunge, torme di motociclisti che segnano tacche sul serbatoio per ogni sorpasso eseguito con annesso taglio di strada in piega, da destra a sinistra o viceversa, con doppio zig zag e, nei casi più fortunati, pinna. La densità di capannoni è soverchiante, e si scommette se gira più merce qui o a Napoli che c'è il porto e quanta che sta qui arriva da lì. Di Napoli il caos, le buche, in certi passaggi la puzza. Vicino, la città è un sogno assediato dai cantieri, bruciato dai dardi del sole, spezzato dall'ammucchio quasimetropolitano. Che certo, se si guidasse un po' meglio...
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