Eroi di cartone
Quando era inverno si usciva, dopo pranzo, tutti e quattro in giro. Al prato mia madre faceva la cicoria, noi giocavamo a qualcosa. C'erano spiazzi a sterro dove si giocava a pallone, ogni tanto me li sogno ancora. Prima, molto prima che incominciassero i cantieri del Casilino 23. Una volta ci portammo il gatto, avevamo paura che si perdesse, lui era felice come una pasqua. Mi chiamarono certi che gli cadeva di sotto il pallone, lo intercettai con un bel colpo al volo, mi ricordo ancora l'applauso. Si tornava presto, prima che facesse buio. E c'era la tivù dei ragazzi con gli eroi di cartone, cartoni di gatto silvestro e bugs bunny, con la strepitosa sigla finale di Lucio Dalla, che ancora me la ricordo. Si faceva la condensa sui vetri, con la stufa accesa e i pop corn fatti nella padella, o le castagne e le noci del paese. Io spannavo i vetri e mi perdevo a fantasticare sulle luci delle macchine. Pensavo a chi potesse esserci dentro, a dove potesse andare. Impazzivo quando pioveva e le luci si proiettavano contro le gocce d'acqua e le ruote schizzavano passando dentro ai pantani. La notte si sentiva il tram che passava, anche se era lontano. Mi sembrava che chi ci stava sopra avesse una gran fortuna, vedevo sempre i fattorini con i biglietti diversi per prezzo e per colore. E non sapevo cosa sognare per me, cosa sperare di poter fare da grande. Ma anch'io stavo davanti a Charlie Brown.
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