gli stipendi non crescono
Benché il ragionamento di Draghi sugli stipendi che non crescono abbastanza sia semplice e facilmente riassumibile in efficaci messaggi, difficilmente lo si sente fare. Strano (a parte le discussioni a margine delle trattative sindacali) che non ci sia chi sottolinei adeguatamente una situazione che penalizza fortemente lo sviluppo del nostro paese, insieme all'altro fattore critico che sta di fatto imponendo il regresso sociale a una larghissima parte di cittadini in gran parte giovani, che è quello del livello fuori controllo dei prezzi delle case. Il basso potere d'acquisto non riguarda tutti, ma è certamente un frutto avvelenato della flessibilità, usata per demolire il potere contrattuale di diverse categorie. Situazione che ha tenuto ancorati in basso gran parte dei dipendenti salariati, che hanno visto ridursi fortemente il proprio potere d'acquisto. Quindi non è per inerzia che si deve applaudire l'intervento di Draghi (quasi tutti pensano di guadagnare meno di quanto meritino) ma proprio perché è una sottolineatura importante di una situazione che coinvolge una fetta cospicua e crescente della struttura sociale italiana, che vede da anni assottigliarsi il ceto medio, a fronte dell'allargamento delle fasce meno protette della popolazione e per effetto di una fortissima polarizzazione dei redditi. Pochi crescono tanto, troppi segnano il passo. Bisogna dirlo, parlarne di più. Di continuo, perlomeno quanto si parla di pensioni, per esempio.
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