27 agosto 2007

Tifosi

Leggevo l'altro giorno su Repubblica dell'ennesima indagine che contorna il fenomeno-tifoso. Sono più quelli colti di quelli ignoranti, perlomeno tra quelli più assidui. E questo è normale, se pensiamo che la maggioranza è composta da under 25 che, per forza di cose, hanno un livello d'istruzione medio più alto. Non è che la cosa regali, però, al tifoso medio una capacità critica maggiore, o anche semplicemente un contegno più responsabile o un atteggiamento più ironico. Il tifoso medio risponde a modelli precisi, e sono tutti negativi, non se ne salva uno. Il tifoso è antisportivo, piagnone, becero, campanilista con debordamenti razzisti, sessisti e truci. Ovviamente si tratta di una generalizzazione e di un pregiudizio (d'altra parte il tifoso medio vive di generalizzazioni e di pregiudizi), e poi si dovrebbe approfondire operando dei distinguo, perché la tradizione orienta i comportamenti e c'è un contegno-standard molto diverso tra tifosi e tifosi (un romanista, un fiorentino, un laziale, uno juventino, eccetera, hanno comportamenti di base molto diversi pur rispondendo a un modello comune). Il problema con i tifosi è che sono (siamo) terribilmente noiosi, in generale e in particolare quando combattono con una qualche acerrima rivale. Così succedono cose incresciose, faide interminabili, spaccature del pelo strappacoglioni, sindromi d'accerchiamento, analisi pretenziose, elargizione/negazione/ritiro di patenti d'ogni sorta. Se si ragiona all'interno di gruppi organizzati, la fa da padrone l'autoreferenzialità. Se ci si trova alle prese con situazioni tipo calciopoli si passa poi il segno della normale faziosità: ho visto gente chiedere con la bava alla bocca la cancellazione della Juventus oppure, dalla barricata contraria, la santificazione di Moggi. Il tutto senza uno straccio di ritegno. Perché il tifo, in fondo, è proprio una malattia. Detto questo, domani c'è la Champions e Forza Lazio...

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