30 dicembre 2007

take a walk on the wild side



e laggiù un giorno chiederai
che vuoi rivedere la tua casa
le lunghe feste cosi gli addii
le gite in barca
tu perdi tempo
peter,tu che kensington resti?
ooo peter tu che kensington resti??
..dudu dudu
duddududu
dudu dudu
duddududu


Ho dei cugini più grandi di me, che all'epoca in cui andava di moda organizzare delle feste, beh, loro lo facevano. Facevano "la festa". Ahò, annamo alla festa de Giancarlo? Ecco, roba così. Mia cugina (con una g) Mariapia organizzava ste festone e c'erano i dischi del fratello, di Giancarlo. Che cavolo, io ci fantasticavo sopra. C'erano un sacco di gruppi sconosciuti, o conosciuti poco, o di nome solo. Non capivo che caz di gruppo fossero, per esempio, gli Uriah Heep. Nemmeno Fausto papetti, ma lì bastavano le pocce ignude in copertina. Comunque, c'erano queste feste, e io avevo undici-dodici anni e andavo lì e mi mettevo da una parte e guardavo. Mia sorella no, lei partecipava, si allenavano per giorni a ballare, prima. Lei aveva i capelli schiariti e insomma la filavano in parecchi. Io niente, mi piaceva la musica, mi piacevano le copertine dei dischi di David Bowie. Aladdin Sane! Che copertina meravigliosa. Lou Reed non si conosceva, aveva un sacco di problemi altrove, da altre parti. Qui c'era Patty Pravo che la passavano alla radio tutti imbarazzati e un po' ammiccanti per via di doppi sensi e derive da mutanda alimentate da Pazza Idea, soprattutto. Patty aveva inciso una versione di Walk on the wild side (I giardini di Kensington), riscrivendo il testo (vedi l'insulso passo citato a inizio post) che assolutamente non si poteva tradurre mai e poi mai. Nel senso, altro che explicit lyrics... Scoprii solo più tardi, verso i 15-16 anni, che trattavasi di masterpiece di Lou con testo da raccapriccio. Cito senza tradurre...


Candy came from out on the island
In the backroom she was everybodys darling

But she never lost her head
Even when she was given head
She says, hey babe, take a walk on the wild side
Said, hey babe, take a walk on the wild side
And the coloured girls go


E ho preso a caso. Erano i mattoni fondanti, le pietre miliari su cui si poggiava una nascente minima base per decodificare la musica, quella da lasciar passare, quella che arrivava. Bene o male. Della festa di quel giorno ricordo che arrivò a un certo punto un tizio riccio-capellone, con una t-shirt a bande orizzontali bianche e blu. Pretese Prisencolinensinainciusol, l'ottenne, la ballò mulinando le braccia e roteando il bacino, inseguito da sospiri e battimenti di palpebre sparate fuori dall'assenza urlante delle sopracciglia spinzettate di tutte le presenti. La moda. Alla fine della festa avrei voluto essere quel tipo, ma ancora non sapevo cosa ci fosse dentro Aladdin Sane. Men che mai sospettavo della bisessualità di David Bowie. A dirla tutta, non avrei saputo spiegarmi bene il significato della parola stessa. Ma vabbè, erano tempi. A me piaceva tanto Starman, la metto sul giradischi e via.

27 dicembre 2007

Sempre a dare i numeri, noi

Anche Dini usa l'argomento aritmetico per significare che Prodi dovrebbe sloggiare da Palazzo Chigi. Viene da dire, anche abbastanza banalmente, che la sede giusta in cui si determina se uno ha i numeri per fare oppure no è quella in cui il popolo sovrano esprime la propria volontà. Se il desiderio della maggioranza deve essere misurato col termometro giorno dopo giorno, non vedo, personalmente, a che dovrebbe servire, poi, la democrazia rappresentativa. E se la democrazia si può esercitare con i sondaggi alla mano, allora tanto vale risparmiare alla collettività le spese per il tedioso esercizio della democrazia. Perché votare, se poi è così semplice misurare l'umore del Paese? Ognuno porti il suo sondaggio di parte, che poi si fa la media. Se Dini intende dire che i numeri mancheranno perché sarà lui a farli mancare, basta che se ne prenda la responsabilità, senza stare a immaginare assetti di governo alternativi. Il ragionamento è aritmetico, e la soluzione del problema è una sola. Ci si conti e via...

sprechi

Non serve a niente fare la terza corsia sull'autostrada: sono soldi (e quanti) buttati. La gente utilizza la corsia centrale o quella di sinistra, per cui, se non ti va di sorpassare a destra, ti tocca una carreggiata ridotta di un terzo. E' un fatto, è una rottura ma è così. Sarebbe simpatico fare una riscrittura del codice della strada sulla base dei comportamenti reali degli automobilisti. E anche sui loro comportamenti, spesso legati alla macchina che posseggono. E' vero che il SUV ha l'aspetto e l'incedere dell'oggetto pericoloso, con i suoi fari spianati e con il modo prepotente con cui viene utilizzato (non ho capito se è la macchina che rende stronzo l'automobilista o se lui si porta la stronzaggine da casa), ma che dire della Panda, che è il veicolo del 90% di quelli che trovi piantati a trenta all'ora sulle statali?
Per il resto, tutto normale, a parte registrare il disuso della freccia. A Roma, come sempre, hanno tentato disperatamente di venirmi addosso a ogni incrocio. Ma questa è normale amministrazione...

26 dicembre 2007

dead parrot

21 dicembre 2007

gastrolinguistica

gastrolinguistica

c'è tempo giusto per segnalare il link...

18 dicembre 2007

Happy when it rains


il suggerimento è di warden

17 dicembre 2007

Non c'è ragione


Non esiste ragion di stato che possa giustificare la rinuncia (anche contingente) al dialogo con un uomo di pace vero come il Dalai Lama. Prodi sbaglia a sostenere il contrario. Con lui tutta la parte filocinese dell'Unione.

13 dicembre 2007

s'alza il vento

Un vento che pare cattivo.
I tir hanno ripreso a camminare, Natale eccolo.
Natale porta spesso magoni e ansie, di più per chi da piccolo ne ha fatti di non proprio scintillanti. In genere m'importa poco, quest'anno avrei voglia di starmene buono qualche giorno, che è da primavera che si va a tremila. A parte una piccola vacanza: dice bene lei, che vuole andare al mare.

Intanto, è tra noi pure Seamus, altresì detto fratello di Fiskietto. Cogita, lui.
Honore.

12 dicembre 2007

zuppa di farro

Qua stiamo impegnatissimi sul fronte culinario-vinicolo, checché.

Sto sperimentando diverse varianti, tutte bòne, di zuppa di farro.

Per prima cosa mi sono armato di santa pazienza. Il guanciale buono ce l'avevo già, l'olio toscano pure, quello del batelli che buttelo via.

Il soffritto, lineare. Pentola de coccio, tre cucchiai di extravergine, una cipolla o un porro o un par de scalogni, una carota o due, a seconda dell'estro, un paio di coste di sedano. Anche uno spicchio d'aglio. Tutto bello bello a fuoco basso. Appassita che era la cipolla, guanciale a dadini. In un caso ci ho messo anche una fetta superstite di prosciutto bono, sempre del batelli. E' stato uno dei migliori, quella volta. Un dieci minuti, e poi, sotto col farro. L'ho preso della Garfagnana perché m'ero dimenticato di prendere quello di Col Fiorito. Mbè, è buono lo stesso. Lo sciacquo con le mani e lo tengo a bagno un po', loro dicono che non è necessario, io una mezz'ora lo lascio nell'acqua e poi lo scolo. Insieme ci ho provato varie combinazioni: lenticchie, fagioli, ceci, che siano secchi o già lessi, con combinazioni diverse a seconda delle circostanze. Sempre molto buona, con un paio di picchi.

Un certo quantitativo d'acqua (a seconda della quantità) messa giù calda, all'inizio, insieme al farro (50 grammi a persona) e al resto. Cottura ad assorbimento di quasi tutta l'acqua, in maniera che resti una zuppa consistente, non brodosa. Aggiunta di sostanze presenti di volta in volta in frigorifero.

La versione migliore è stata:
porro/carota/sedano
guanciale
farro/fagioli lamon/crauti
olio extravergine, pecorino

gli assaggianti sono stati tutti molto soddisfatti.
Un paio d'ore, però, ci vogliono tutte.

In fondo al post, aggiungo che vinix è una specie di miniera di link gastrovinoculinari eccetera.
Materia prima per sperimentazioni a venire.
Qua c'è la ricetta per la pasta e fagioli rapida, promemoria per chi non ha voglia di mettersi un par d'ore appresso alla zuppa. Altrimenti, findus. Ma non c'è partita, però.

11 dicembre 2007

10 dicembre 2007

riserve

se La7 ha un buco in palinsesto, a questo punto caldamente suggerirei:


molto meglio del titolare

8 dicembre 2007

Il diritto di non leggere

Che siano triti o meno, i diritti del lettore di Pennac sono un punto di riferimento. Googlereader mi comunica che il blog che leggo di più è in realtà uno che ho deciso di non leggere. Curioso. Leggere attraverso i feed è una gran cosa, perché fa risparmiare tempo e offre un sacco di spunti interessanti, o semplicemente un'idea su ciò di cui si parla in giro. Da lettore amo saltare di palo in frasca. Ma anche scrivendolo, il blog. Ci sono cose che mi prendono e ne seguo il filo per qualche giorno. Cose che lascio lì e poi riemergono. Cose che non so da dove siano arrivate. In questo blog sono capitato giorni fa, non ricordo bene come (devo averlo intercettato su anobii, forse). Mi ha attratto questo micio fantastico:

(foto di EBass)
forse perché mi ricorda tanto Alice, la mia gatta-supereroe rimasta a Roma insieme a Marcie. Feed sottoscritto. Una scatola di Petreet al micio della foto, please.

5 dicembre 2007

Ma gli altri non l'hanno mica presa bene

Il caro Fausto ha tirato un calcio negli stichi a Prodi, ma i compagni l'hanno presa maluccio.

Il leader della Sinistra democratica Fabio Mussi ha sparato a zero sul linguaggio massimalista di Bertinotti («Che sinistra vogliamo costruire? Certo non residuale e protestataria...»), parole simili ha pronunciato il segretario del Pdci Oliviero Diliberto («Bisogna avere una vocazione da partito di governo»), mentre il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, dopo essere stato ricevuto da Prodi, ha rispolverato il «fantasma del 1998», usando parole fortissime: «Far cadere il governo sarebbe un regalo a Berlusconi: tutto ciò è scandaloso!».


(lastampa.it)
mi sa che la Cosa Rossa non gode di ottimissima salute. Sempre per il solito motivo. Un caso, eh.

Across the universe

di Eupremio Spinozza
Lettori miei, se che incubo! Ero andato a trovà la commare Palmetta che me doveva raccontà del matrimonio de Prunchillo, che a me non mi aveva invitato per una vecchia litigata, una disputa di confini (la notte andava nella macchia e spostava lu lemmete, io la mattina doppo lo rimettevo a posto e insomma sempre a fà cucì). Per non starla a fare tanto lunga, bevuti sette-otto caffé col Mistrà me sò nteso un po' na fiacca llà a le zampe. E allora mi sono preso un biglietto per il cinema del paese, così me ne stavo un po' a sedere al buio e magari facevo pure un po' na dormitina. Ma sarà stata un po' la tromba, un po' la trippa che doleva, non ci ho capito niente e ci ho avuto le allucinazioni tutto il tempo. Canzoni rocchettare dei bitorz, donne ignude, soldati colle facce da leone, menzi drogati e mignottone che annavano e venivano. Che ce reccapizzi? Alla fine m'ha raccolto Sabbatino, che fa lu cassiere al cinema e che mi ha aiutato a ricostruire la storia. Era un musicol! Come quelli de Fred Aster! Ma bello, arrabbielo. La storia è di Jude che se ne parte dallu cantiere a ritrovà lo padre che avia ingravidato la mamma e poi je s'era fatto un po' tardi ed era corso a casa. Jude se cridia che lo padre era un professore e invece era un bidello. Però doppo s'incontra con Max che era un po' sciroccato e partono in giro pell'America, precisamente a New York, dove vanno a vivere in una casa de drogati e trucibarde. Jude diventa pittore, quell'antro parte e va allu vietnamme, Jude no, che era inglese e doppo na litigata colla fidanzata Lucy e li morammazzati capelloni che andavano zeppeando colle guardie, torna alla fabbrica in Inghilterra anche perché l'avevano arrestato. Un po' sta a casa, doppo se ne ritorna in America co sti amici e balleno e canteno, tante canzoni sempre tutte dei bitels. M'è dispiaciuto soltanto che non stavo in sentimenti, infatti mesà che ritorno a vedello co Ngilina, la vicina della commare Palmetta che m'è sembrata tanto simpatica l'altra volta. Così possiamo poi discutere delle cose tecniche, della regia e della recitazione. Intanto la settimana prossima ci sta Raffone che mette in scena la Dodicesima Notte. Toccherà facce na scappata.

4 dicembre 2007

peaches en regalia

entropia

entropy is that nature tends from order to disorder in isolated systems

3 dicembre 2007

terzo tempo

A me sembra la solita cosa posticcissima. Prevederlo per regola, poi... Una volta il Cholo prese una sputacchiata da Zago, in un derby. Sollecitato dai microfoni che zeppeavano dopo la gara, rispose: "queste cose accadono sul terreno di gioco e là finiscono". Non sarà vero fair play, forse, ma si trattava di giocatore vero.
Il fatto che ieri lo si sia fatto a Firenze va bene, il fatto che ci si catapulti ogni volta a moltiplicare per mille un gesto edificante, senza pensare che ogni volta se ne diminuisce enormemente l'impatto... vedi alla voce palla messa in fallo laterale per soccorrere gli avversari: pollice verso.




(zeppeavano, in matriciano, vuol dire: cercavano a tutti i costi di provocare)

Editors


Abbiamo appena pogato sul divano perché su All Music invece delle solite tipe a culo gnudo passavano the racing rats di questi editors, una roba che faceva un po' new wave, un po' che ne so. Purtroppo non la si embedda. E allora ecco bullets.

Emergenza criminalità

Il tg serale (c3tnews) di canale tre toscana apre con una rapina avvenuta a Colle Val D'Elsa. Dieci euro il bottino, la vincita di un ragazzetto al videopoker. E' arrivato il temibile predone magrebbino e zac. Sta a venì proprio la fin del mondo...

cheppàll

Sì, ieri la partita tra Siena e Lazio è stata proprio divertente. Detto questo, è stato un pomeriggio estenuante: non sai mai che augurarti, col conflitto familiare appeso al risultato (già ieri mattina l'ultras qua dava in escandescenze e cercava lo scontro fisico). E' finita pari perché era impossibile che tanta pochezza e lagna premiasse una delle contendenti. Andrà meglio alla prossima volta, magari con qualche mal di pancia di meno. Se poi Ballotta si rende conto di parare come un portiere di 43 anni... Squisiti ospiti Peppe l'alieno e Stefano con squisita consorte acalcistica. Presi a buristate, come si usa fare agli ospiti graditi.

2 dicembre 2007

heureusement

Il y a des questions que je me pose

30 novembre 2007

Quivi sospiri, pianti e alti guai

ma non quando va in video Benigni. Non che fosse niente di nuovo, eh...
Ero stanco, non l'ho seguito tutto al cento per cento, si è pure lasciato andare a qualche banalità, qualche volgarità, qualche trucco di troppo. Ma viva la faccia. Crepitante. Vorrei più spesso racconti, letture e one-man show a ruota libera come questo. Suggerisco: Ascanio Celestini, Moni Ovadia, Marco Baliani, Alessandro Benvenuti, nonsochialtro ma ce ne sono. Di Paolini s'è detto di già. Raccontateci le cose, fateci vibrare con la potenza dei versi e delle storie. Basta televuoto.

La confraternita del Chianti


Anche se John Fante non c'entra niente, e nemmeno Joe Zarlingo, a due mesi e passa dal salto nel buio il bilancio è positivo. Sono atterrato dall'UFO direttamente nelle terre del vino, su una collina baciata dal sole tutti i giorni, adornata da una vigna bellissima (e a berne il frutto, miracolosa) che prima s'è fatta d'oro e poi s'è addormentata. Nel frattempo, studiando studiando, ho imparato un sacco di cose. A bere no, quello (hic) l'ho sempre fatto, e il torrente d'informazioni che mi travolge quotidianamente non basta, ancora, a fare di me uno che ne sa abbastanza. Ma mi sto dando da fare come un matto e il Chianti è buono, e la Vernaccia, il Sauvignon, lo Chardonnay, la Grappa, L'Olio. Li scrivo maiuscoli per rispetto. Abbiamo da traversare il mare, ancora, e non basterà mai. L'ideale.

29 novembre 2007

Neologismi

Tassifascisti?
Fasciotassisti?
Resisti, valterì

25 novembre 2007

Il callo

Un giorno Cocciolone rimase a piedi dentro le linee irachene. La cosa fece sensazione: si pensava che mai e poi mai un italiano avrebbe più rischiato la pelle in un'azione militare in territorio straniero. Le veglie si susseguivano, la diretta sulla guerra era ossessiva, gli armamenti sezionati vite per vite e tutto il resto. A distanza di quindici anni e più, la morte quasi eroica di un soldato italiano e il ferimento di altri ha un impatto molto meno forte, come fievole è il ricordo del sacrificio, eroico davvero, di Calipari, morto per fare scudo col suo corpo a Giuliana Sgrena. Ci abbiamo fatto il callo. Nessuno degli indignati a gettone sente il bisogno di convocarsi permanentemente o di sfasciare qualche città come fatto per il povero Gabriele Sandri. E io mi chiedo com'è questa intermittenza del flusso di coscienza, da che dipende, perché sto cuore grande batte mò sì e mò no. E non mi so rispondere. Sia lieve la terra anche per te, Daniele Paladini, giovane eroe del Salento. Anche per te.

24 novembre 2007

Lansdale e tratturo

Di Eupremio Spinozza
Cari lettori, questa settimana niente teatro: il vostro critico è andato a trovare il cuggino Ottavio che abita in Molise. In pieno tratturo, magnando uno scattone e una pecora arrosto, nell'incanto bucolico di Frosolone, abbiamo passato memorabili pomeriggi davanti al foco. A legge ssu libbru de malamente che avevamo ricevuto in regalo dall'archeologo Girolami alla fine di una memorabile trincata di vino der contadino, sotto alla pergola vicino alle Quattro strade. Insomma, ssu libbru è Una stagione selvaggia di Lansdale, americano imbriacone del Texas come li caubboy che scrive tutte cose piene de sangue e de puttanesimi che ci hanno turbato anzichennò, oltre al fatto che la protagonista Tuta era proprio bona. Insomma, c'è Appe che è una zecca e Leonard che è un po' ricchione e un po' negro. I due vanno d'accordo, anche se fanno a lotta, ma non d'amore anche se Leonardo un flappeflappe ce lo farebbe. Appe è l'ex marito de Tuta, che è una biondona stangona che un po' se ne va e un po' aritorna, e ogni volta è un guaio. Stavorta dice che c'è da recuperà dei soldi che stanno nascosti sotto a una palude che Appe conosce bene, essendo che ci giocava da regazzino. Appe e Leo ce stanno, anche se il resto della banda è di birbaccioni brutti assai, chi sfregiato, chi obeso, chi incecalito appresso alle cosce de Tutabbona. Lo scopo è nobile: se trattarria de finanzià un'attività meritoria, un gruppo che salva le balene e i pinguini e tutto meno che le pecore de lu cumpare mé. Insomma, Appe è bravo e recupera li sordi, ma poi parte un tritacarne che levete. Spunteno le pistole e la banda dei bruttoni sequestra i due salami e li frega. Poi vanno da uno che puzza de schioppettate che si chiama Soldier che doveva vendergli le armi per fare i terroristi, altro che pinguini. E insomma Soldier con la donna che si chiama Angela ed è una curturista come quelli morammazzati del vrestling invece sta d'accordo con Paco che è rimasto senza faccia per colpa di un bombone e dice affanculo alla politica, qua ce servono li sordi pe magnasseli. Ma la topa, furba, i soldi li aveva già nascosti: allora il bruttaccino e la fidanzata culturista incominciano una sequela de torture e ammazzamenti, fino a che non se la vedono con Appe e Leonard che daje e daje non morivano mai. Com'è come non è, alla fine sò tutti morti meno che i due eroi e il birbaccione numero uno, che finisce in mano alla polizia. Un po' m'è dispiaciuto per la bionda e non so se tutti sti ammazzamenti dentro a nu libbro ce stanno bene. Ma proprio adesso dice che n'è uscito uno novo, e se me capita me lo leggo, magari quando aretorno allu tratturo da mio cuggino Ottavio. Lui sta tutto il giorno nella stalla colla pecora sia, dice che l'ha chiamata Trudy in onore della biondaleona. Era meje quando se leggiu la divina commedia, siccisi.

Il pallone

Mercoledì la nazionale ha concluso il suo percorso di qualificazione agli europei. Una volta quasta sarebbe stata una buona notizia. Altrove accade ancora che la mancata qualificazione della nazionale (vedi l'Inghilterra) sia vista con grande disappunto, da noi la sputazzata sulla maglia azzurra fa parte di un degrado che parte da dentro. Non si può parlare di valori dello sport che crollano quando il cattivo esempio viene da quelli che vanno sui giornali e in tv e che dello sport se ne preoccupano poco.
Domenica torna il campionato e l'attenzione è tutta su chi potrà andare in trasferta e chi no, su quali cori si canteranno, quanti striscioni verranno esposti, quanti rigori negati e vai col tango. L'attenzione sul gesto, sul divertimento, sul gioco è sempre meno. Bisogna riprenderselo, quasto spazio, perché di giocare abbiamo bisogno. La morte di Gabriele Sandri è un triste episodio di cronaca. Quello che è successo dopo non si può giustificare alla luce di nessun accadimento. Nessuno. E spero che si faccia finalmente qualcosa di concreto (come a Milano, dove lo spazio negato agli ultras sarà appannaggio dei bambini delle scuole) per tornare alla normalità.

Dietrologie

Insomma, si è sempre detto che quando la nera tiene banco in prima pagina è segno che c'è qualcosa in evidenza che va rimosso, nascosto, messo in secondo piano. Difficile scegliere che cosa. Adesso vedo Vespa a La7 che presenta il libro su sesso e potere, ripenso alle chiacchiere su Fini incinto e mi cascano le braccia. Nel senso, in England ste cose le fanno i tabloid, da noi mi sembra che le facciano tutti.

Bullismi

Due adolescenti arrestati a Milano per aver ricattato, minacciato e alleggerito di trenta euro un coetaneo. I poliziotti si sono detti sconcertati dal fatto che i ragazzi non sembrano rendersi conto della gravità del fatto: minacciare un compagno scopo estorsione gli sembra normale. Mi ronzano ancora nelle orecchie i commenti che hanno minimizzato quello che è venuto fuori dalle intercettazioni in questi giorni, a proposito di Mediaset e Rai. E mi chiedo se ci sia poi da scandalizzarsi di quello che pensano e fanno i bulletti.

22 novembre 2007

Non so a voi


A me il fatto che esista qualcuno che pensa che Heidi sia offensiva al punto di coprirne il capo e di "oscurarne" i mutandoni un po' fa paura.
La sospensione della porno-prof, invece, la trovo comprensibile, alla luce del comportamento tenuto e considerando che lavoro fa e dove lo fa. Senza moralismi: uno si comporta come crede e se ne assume la responsabilità, personalmente non credo che certi comportamenti siano compatibili con l'insegnamento.

Ripensandoci, allarme!

La fine di Internet avverrà nel 2010
lo dicono loro, mica John Titor.
Bisognerebbe interrogarsi sulle conseguenze, io ci perderò due lettori al giorno e mi scriverò su un quaderno i tre post al giorno che inutilmente appiccico qua. Per altri sarebbe peggio...

Ascolta, figliolo

Tutto questo un giorno finirà.
Precisamente, pare, nel 2010.

21 novembre 2007

20 novembre 2007

Cimbelino

Dall'inviato
Eupremio Spinozza
Sette minuti di applausi scroscianti, fiori come piovesse e anche un paio di ricotte fresche per la bella Tatiana (vedi foto) che spopola nei panni di Imogene: questi i numeri dello straordinario successo del Cimbelino rappresentato in anteprima al Globe Theatre di Colle San Giovanni Scalo dalla compagnia di Marcello Crosta. Dopo le succose anteprime sulle scene piccanti circolate per il Cicolano nel fine settimana, finalmente la scena: Tatiana, per quanto bona, è tutta vestita, per la delusione del pubblico e dell’attor giovane Gaetano Mazzaferrata, che strappata la parte di Postumo Leonato sperava di poter leoninamente approfittare delle slave abbondanze della protagonista. Invece no: l’inflessibile Cimbelino lo caccia via dalla moglie e lo esilia, cercando di appioppare alla figlia il pipaiuolo Clothen, figlio di prima mandata della fetusissima regina che spia e insegue la popputa ucraìna in ogni parte del palcoscenico e dei camerini. Lei si nega e sospira al pensiero del baldo marito, frattanto migrato a Roma. Qua Iachimo il senese lo costringe alla scommessa: la mutanda d’Imogene sarà sua, e il cornutazzo si ricrederà sulle virtù della gnocca. Aho, popolo, detto fatto: Iachimo cala l’asso a bastoni, Imogene lo fa olmo, ma lui s’introduce con l'inganno nella camera da letto della bella, e spia. Poi millanta la trombata e incassa la scommessa: Postumo vuole ammazzare la presunta soccola, affidandosi al fido Pisanio che non ci pensa nemmeno. Nel frattempo Clothen sbrocca per l’arrapamento e parte in cerca della bella, attirata fuori corte dal Pisanio che per salvare capra e cavoli aveva fatto finta di ammazzare la gnocca. Costei, travestita da uomo, nonostante la quarta abbondante, finiva in grotta con tre brigantacci che non capivano come fosse sto tinticamento all’inguine. La mischia che segue vede nell’ordine Clothen che andava per decapitare e finiva decapitato, la mammaccia stecchita pure lei, il pentito Postumo che torna, travestito pure lui, a difendere Britannia dalle truppe di Caio e si batte con il millanta-trombatore Iachimo che perde e confessa. Cimbelino, mollata la presa della mogliaccia intrigante, benedice i due colombi e ritrova i due figli rapiti da piccoli, quando questi smettono i panni dei briganti dal tinticarello incestuoso. Fratelli dell’Imogene popputa si devono accontentare della corona. Finisce con le feste, i canti e i balli tra romani e britanni. Non che si trombi, beninteso. Applausi a parte, strascichi del dopo per via dell’esoso conto lasciato al consorzio agrario di Colle San Giovanni di sotto da Zelico, marito serbo della Tatiana, che già aveva accoltellato a una chiappa a mò di avvertimento il Mazzaferrata, ripiegato rapidamente sulla cassiera Anna, bionda e formosa, detta zompetta per via di un lieve singulto che ogni tanto ne scompagina l’andatura. Lo spettacolo resta in cartellone anche domani. Al termine festa grande col Novello e le castagne di Colle San Giovanni di mezzo. Tre euri per un bicchiere e tombola: i concorrenti saranno premiati da Tatiana in persona.

19 novembre 2007

Il nuovo che avanza

apolitical blues


oggi ci vuole proprio

prendiamo esempio

A parte che ho già raccolto sette firme che posso usare a mia discrezione, anch'io penso che non ci si debba fossilizzare, ma rimanere proiettati al futuro. Da oggi in poi questo blog si chiamerà Filippo

lavoro

In qualsiasi epoca il vero lavoro viene svolto da quattro o cinque persone.


Ezra Pound

e tornavo

in questa città che annega nella retorica e si stordisce di confusione e di doppie file a destra e a sinistra. Il cimitero acattolico sabato mattina era un'isola felice, col sole anche se c'era un soffio di vento maligno, ma fuori. Lì c'era tiepido e verde, con la gentilezza del signore che ci ha dato le spiegazioni prima, e le lapidi tutte vicine vicine, come in un piccolissimo Père Lachaise su misura per tutta questa gente dal nome esotico che t'immagini sia stata eccentrica e stralunata e cerchi di pensare a come possa essere stata sorpresa dalla morte così lontano da casa. I gatti intanto si godono il sole, con quelli della lav che li fotografano, liberi dall'angoscia che li costringe a pensare al Palio e sinceramente presi dalla salvaguardia del micio nero. Che figurarsi se non la condividiamo... Davanti al letto di riposo di qualche nobile kazako un micio si gonfia tutto e gnaola piano cercando di sostenere lo sguardo di un altro che gli si fa incontro, grosso e silenzioso, non un pelo arruffato, non una mossa di troppo, in un interminabile surplace. Alla fine il micio gonfio cede il passo e si allontana, appena in tempo per ridarsi un contegno smorfioso, incontrandomi sul vialetto. Al mercato di Testaccio vendono le scarpe, come sempre. Sul tronchetto dell'A24 stasera erano tutti incollati all'asfalto. Il miraggio del centro commerciale che non si sa perché, si dice che te lo impongono. Sembravano felici di starsene in fila, invece, per passare il pomeriggio inzeppati lì dentro. Volontari. Checché.

16 novembre 2007

il paese dei raccomandati

Un italiano su due trova lavoro grazie alla raccomandazione di politici, parenti, amici e conoscenti.
Roba risaputa, ma a rileggerla un po' fa incazzare. Il mio curriculum dice che ho lavorato presso quattro aziende private, tre di costruzioni/opere pubbliche e una agricola (attuale). Il che significa che ho dovuto sputare sangue per trovare lavoro in quattro circostanze diverse, più un'altra in cui ho poi rifiutato le proposte dell'azienda con cui ero in contatto, che mi avrebbe assunto. Meglio così, e la consapevolezza di far parte di una minoranza aiuta a sentirsi meglio. Ma un giorno bisognerà pure vuotare il sacco della bile accumulata in anni e anni di assoggettamento a stronzi figli di papà, raccomandati e arrampicatori vari. Lo dico a nome e a beneficio di tutti quelli che sono nati da famiglie di quello che una volta si definiva sottoproletariato, e che, al 99%, non sanno che accidenti sia internet, il computer, i blog e tutta la cartata di stronzate con cui ci si trastulla tutto il giorno. Lavorare stanca di più anche per questo, per chi se lo può permettere: perché sia chiaro che siamo dei privilegiati. A 45 anni studio e faccio esami all'università come un cretino, per il solo gusto di fare qualcosa che non ho potuto/voluto fare a suo tempo. Mi sbatto come un ciuco ricominciando da zero al lavoro, e tutto il resto, solo perché vivo in un paese che non incasella la gente in base alle capacità, anzi.
Scusate lo sfogo.

moratoria pena di morte, avanti

La Terza commissione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato ieri sera ad ampia maggioranza la risoluzione che chiede una moratoria internazionale sulla pena di morte. Il voto è stato di 99 Paesi a favore, 52 contrari e 33 astenuti.

eccesso di citizen journalism

O bisogno di sculacciate pesanti?
Piccoli sciacalli crescono...

15 novembre 2007

Il triangolo nero

Io ho aderito. Se siete d'accordo anche voi e volete aderire, seguite il link


Un manifesto di scrittori, artisti e intellettuali contro la violenza su rom, rumeni e donne

La storia recente di questo paese e’ un susseguirsi di campagne d’allarme, sempre piu’ ravvicinate e avvolte di frastuono. Le campane suonano a martello, le parole dei demagoghi appiccano incendi, una nazione coi nervi a fior di pelle risponde a ogni stimolo creando “emergenze” e additando capri espiatori.
Una donna e’ stata violentata e uccisa a Roma. L’omicida e’ sicuramente un uomo, forse un rumeno. Rumena e’ la donna che, sdraiandosi in strada per fermare un autobus che non rallentava, ha cercato di salvare quella vita. L’odioso crimine scuote l’Italia, il gesto di altruismo viene rimosso.
Il giorno precedente, sempre a Roma, una donna rumena e’ stata violentata e ridotta in fin di vita da un uomo. Due vittime con pari dignita’? No: della seconda non si sa nulla, nulla viene pubblicato sui giornali; della prima si deve sapere che e’ italiana, e che l’assassino non e’ un uomo, ma un rumeno o un rom.
Tre giorni dopo, sempre a Roma, squadristi incappucciati attaccano con spranghe e coltelli alcuni rumeni all’uscita di un supermercato, ferendone quattro. Nessun cronista accanto al letto di quei feriti, che rimangono senza nome, senza storia, senza umanita’. Delle loro condizioni, nulla e’ piu’ dato sapere.
Su queste vicende si scatena un’allucinata criminalizzazione di massa. Colpevole uno, colpevoli tutti. Le forze dell’ordine sgomberano la baraccopoli in cui viveva il presunto assassino. Duecento persone, tra cui donne e bambini, sono gettate in mezzo a una strada.
E poi? Odio e sospetto alimentano generalizzazioni: tutti i rumeni sono rom, tutti i rom sono ladri e assassini, tutti i ladri e gli assassini devono essere espulsi dall’Italia. Politici vecchi e nuovi, di destra e di sinistra gareggiano a chi urla piu’ forte, denunciando l’emergenza. Emergenza che, scorrendo i dati contenuti nel Rapporto sulla Criminalita’ (1993-2006), non esiste: omicidi e reati sono, oggi, ai livelli piu’ bassi dell’ultimo ventennio, mentre sono in forte crescita i reati commessi tra le pareti domestiche o per ragioni passionali. Il rapporto Eures-Ansa 2005, L’omicidio volontario in Italia e l’indagine Istat 2007 dicono che un omicidio su quattro avviene in casa; sette volte su dieci la vittima e’ una donna; piu’ di un terzo delle donne fra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, e il responsabile di aggressione fisica o stupro e’ sette volte su dieci il marito o il compagno: la famiglia uccide piu’ della mafia, le strade sono spesso molto meno a rischio-stupro delle camere da letto.
Nell’estate 2006 quando Hina, ventenne pakistana, venne sgozzata dal padre e dai parenti, politici e media si impegnarono in un parallelo fra culture. Affermavano che quella occidentale, e italiana in particolare, era felicemente evoluta per quanto riguarda i diritti delle donne. Falso: la violenza contro le donne non e’ un retaggio bestiale di culture altre, ma cresce e fiorisce nella nostra, ogni giorno, nella costruzione e nella moltiplicazione di un modello femminile che privilegia l’aspetto fisico e la disponibilita’ sessuale spacciandoli come conquista. Di contro, come testimonia il recentissimo rapporto del World Economic Forum sul Gender Gap, per quanto riguarda la parita’ femminile nel lavoro, nella salute, nelle aspettative di vita, nell’influenza politica, l’Italia e’ 84esima. Ultima dell’Unione Europea. La Romania e’ al 47esimo posto.
Se questi sono i fatti, cosa sta succedendo?
Succede che e’ piu’ facile agitare uno spauracchio collettivo (oggi i rumeni, ieri i musulmani, prima ancora gli albanesi) piuttosto che impegnarsi nelle vere cause del panico e dell’insicurezza sociali causati dai processi di globalizzazione.
Succede che e’ piu’ facile, e paga prima e meglio sul piano del consenso viscerale, gridare al lupo e chiedere espulsioni, piuttosto che attuare le direttive europee (come la 43/2000) sul diritto all’assistenza sanitaria, al lavoro e all’alloggio dei migranti; che e’ piu’ facile mandare le ruspe a privare esseri umani delle proprie misere case, piuttosto che andare nei luoghi di lavoro a combattere il lavoro nero.
Succede che sotto il tappeto dell’equazione rumeni-delinquenza si nasconde la polvere dello sfruttamento feroce del popolo rumeno.
Sfruttamento nei cantieri, dove ogni giorno un operaio rumeno e’ vittima di un omicidio bianco.
Sfruttamento sulle strade, dove trentamila donne rumene costrette a prostituirsi, meta’ delle quali minorenni, sono cedute dalla malavita organizzata a italianissimi clienti (ogni anno nove milioni di uomini italiani comprano un coito da schiave straniere, forma di violenza sessuale che e’ sotto gli occhi di tutti ma pochi vogliono vedere).
Sfruttamento in Romania, dove imprenditori italiani - dopo aver “delocalizzato” e creato disoccupazione in Italia - pagano salari da fame ai lavoratori.
Succede che troppi ministri, sindaci e giullari divenuti capipopolo giocano agli apprendisti stregoni per avere quarti d’ora di popolarita’. Non si chiedono cosa avverra’ domani, quando gli odii rimasti sul terreno continueranno a fermentare, avvelenando le radici della nostra convivenza e solleticando quel microfascismo che e’ dentro di noi e ci fa desiderare il potere e ammirare i potenti. Un microfascismo che si esprime con parole e gesti rancorosi, mentre gia’ echeggiano, nemmeno tanto distanti, il calpestio di scarponi militari e la voce delle armi da fuoco.
Succede che si sta sperimentando la costruzione del nemico assoluto, come con ebrei e rom sotto il nazi-fascismo, come con gli armeni in Turchia nel 1915, come con serbi, croati e bosniaci, reciprocamente, nell’ex-Jugoslavia negli anni Novanta, in nome di una politica che promette sicurezza in cambio della rinuncia ai principi di liberta’, dignita’ e civilta’; che rende indistinguibili responsabilita’ individuali e collettive, effetti e cause, mali e rimedi; che invoca al governo uomini forti e chiede ai cittadini di farsi sudditi obbedienti.
Manca solo che qualcuno rispolveri dalle soffitte dell’intolleranza il triangolo nero degli asociali, il marchio d’infamia che i nazisti applicavano agli abiti dei rom.
E non sembra che l’ultima tappa, per ora, di una prolungata guerra contro i poveri.
Di fronte a tutto questo non possiamo rimanere indifferenti. Non ci appartengono il silenzio, la rinuncia al diritto di critica, la dismissione dell’intelligenza e della ragione.
Delitti individuali non giustificano castighi collettivi.
Essere rumeni o rom non e’ una forma di “concorso morale”.
Non esistono razze, men che meno razze colpevoli o innocenti.
Nessun popolo e’ illegale.

Adesioni aggiornate alle 16.00 di mercoledi’ 14 novembre 2007:


Proposto da Alessandro Bertante, Gianni Biondillo, Girolamo De Michele, Valerio Evangelisti, Giuseppe Genna, Helena Janeczek, Loredana Lipperini, Monica Mazzitelli, Marco Philopat, Marco Rovelli, Stefania Scateni, Antonio Scurati, Beppe Sebaste, Lello Voce, Wu Ming.
Primi firmatari Fulvio Abbate - Maria Pia Ammirati - Manuela Arata - Bruno Arpaia - Articolo 21 - Rossano Astremo - Andrea Bajani - Nanni Balestrini - Guido Barbujani - Ivano Bariani - Giuliana Benvenuti - Silvio Bernelli - Stefania Bertola - Bernardo Bertolucci - Sergio Bianchi - Ginevra Bompiani - Carlo Bordini - Laura Bosio - Botto&Bruno - Silvia Bre - Enrico Brizzi - Luca Briasco - Elisabetta Bucciarelli - Franco Buffoni - Errico Buonanno - Lanfranco Caminiti - Rossana Campo - Maria Teresa Carbone - Massimo Carlotto- Lia Celi - Maria Corbi - Stefano Corradino - Mauro Covacich - Erri De Luca - Derive Approdi - Donatella Diamanti - Jacopo De Michelis - Filippo Del Corno - Mario Desiati - Igino Domanin - Tecla Dozio - Nino D’Attis - Francesco Forlani - Enzo Fileno Carabba - Ferdinando Farao’ - Marcello Flores - Marcello Fois- - Barbara Garlaschelli - Enrico Ghezzi - Tommaso Giartosio - Lisa Ginzburg - Roberto Grassilli - Andrea Inglese - Franz Krauspenhaar - Kai Zen - Nicola Lagioia - Gad Lerner - Giancarlo Liviano - Claudio Lolli - Carlo Lucarelli - Marco Mancassola - Gianfranco Manfredi - Luca Masali - Sandro Mezzadra - Giulio Milani - Raul Montanari - Giuseppe Montesano - Elena Mora - Gianluca Morozzi - Giulio Mozzi - Moni Ovadia - Enrico Palandri - Chiara Palazzolo - Melissa Panarello - Valeria Parrella - Anna Pavignano - Lorenzo Pavolini - Giuseppe Pederiali - Sergio Pent - Santo Piazzese - Tommaso Pincio - Guglielmo Pispisa - Leonardo Pelo - Gabriele Polo - Andrea Porporati - Alberto Prunetti - Laura Pugno - Christian Raimo - Veronica Raimo - Franca Rame - Enrico Remmert - Ugo Riccarelli - Anna Ruchat - Roberto Saviano - Sbancor - Clara Sereni - Gian Paolo Serino - Nicoletta Sipos - Piero Sorrentino - Antonio Spaziani - Carola Susani - Stefano Tassinari - Annamaria Testa - Laura Toscano - Emanuele Trevi - Filippo Tuena - Raf Valvola Scelsi - Francesco Trento - Nicoletta Vallorani - Paolo Vari - Giorgio Vasta - Grazia Verasani - Sandro Veronesi - Marco Vichi - Roberto Vignoli - Simona Vinci - Yo Yo Mundi

Pasolini, forse

avrebbe compreso

Re Lear

Re Lear, o la stagione teatrale che prende le mosse dalle campagne altolaziali e sabine verso l'universo fremente tutto

di Eupremio Spinozza

antefatto
Pepe Sarchiazzo era critico e amico di poeti. Un giorno scomparve per non si sa dove, ma fintantoché c'era bazzicava Bassano e Caprarola, Canale e Manziana, Rieti, Poggio Bustone, Canino e Vetralla. Di più non si sa, perso com'era dietro ai garretti dei pedatori locali e soprattutto alle sottane delle mamme. Si ricordano le bevute di anisetta che facevano un po' carmelo e la solida amicizia con Artemio Maria Lattanzi, rimatore sciolto e luce della scena poetica altolaziale

Attacca col Re Lear nel teatro comunale di Castellozzo la nuova stagione della fortunata compagnia locale di Marcello Crosta. Un successo senza precedenti: l’anziano incoronato lo interpreta Torquato il bidello (nella foto in alto, in una pausa di lavorazione), che subito impreca verso Cordelia figlia poco affettuosa. Regan e Gonerill sì che l’hanno allisciato bene bene: Lear disereda Cordelia e fa la dote all’antre due, che si sposano ai duchi di Cornovaglia e di Albania, qui interpretati efficacemente da un paro d'extracomunitari conosciuti da tempo alle forze dell’ordine. Cordelia je tocca il re di Francia, dopo che la rifiuta il Borgogna (il vinaio Scoppolone) visto che non ci aveva la dote e manco le zinne. E tutto allora sembra procedere per il meglio, senonchè il conte di Marlboro (sarebbe Kent, ma il tabaccaio sponsor ha detto che le Kent non le compra nessuno e ha preteso una pubblicità meno occulta) viene esiliato dal vecchione e se ne va, però no, perché poi si traveste e resta. Com’è come non è, il vecchio Lear non se la spassa come se credeva dopo aver ammollato il peso del potere alle figlie e ai generi. Anzi, le ingrate se lo palleggiano che manco il vecchietto dove lo metto, finché lui decide: scapperebbe in Francia, dove l’aspetterebbe Cordelia. Apriti cielo! Incomincia una catena di ammazzamenti senza nemmeno un po’ de sorca, come lamentava Osvaldo, che sperava de mucinà un po’, visto che faceva la parte dell’amico de Gonerilla. Niente affatto, una avvelena l’antra col topicida, poi s’ammazzeno col fio bastardo de Gloster che non se sa com’è ma Scespire ce lo metteva sempre de mezzo, infine more Cordelia e pure il vecchio, dopo che aveva sbroccato, con la notte nera che nun ce vedevi manco a bestemmià, figuramose se nuotavi, e chi ci pensava per niente, che Torquato nemmeno era capace. Finale emozionante con Edgar e Marlboro che se grattavano le palle al suono della marcia funebre che commuoveva i molti spettatori accorsi. Grande ammirazione per la gagliarda prova di Torquato e di Carla, che ben si è mossa nei panni del travestito Marlboro. Mancava il Fool, perché Bruzzone l’infermiere era di turno. Se si replica la settimana prossima a Vallecupa ci dovrebbe essere pure lui.

14 novembre 2007

dramamine

Ma il calcio è vittima

Oltre alle dichiarazioni di Platini (lette su Repubblica), il comunicato dei giocatori dell'Atalanta che segue le dichiarazioni del loro presidente. Senza stare a riproporre le battaglie quasi vinte e quasi perse di Lotito.
Ma che altro serve per capire a chi deve muoversi per cercare una soluzione?
La volontà, questo è certo. Non so se sia giusto scomodare il terrorismo. Tutti dovrebbero sapere che gli stadi sono sistematicamente infiltrati, in prevalenza dall'estrema destra xenofoba, da più di dieci anni. Le finalità? In primis il reclutamento, se poi ci siano finalità eversive mi aspetto di saperlo da chi su queste cose dovrebbe vigilare. Ma si passa in un niente dalla sottovalutazione totale all'esagerazione. Quello che è successo domenica è allucinante ma NON E' INEDITO, salvo le circostanze della morte di Gabriele che, per quanto sia quasi paradossale, con quello che è accaduto dopo ha poco a che fare.

comunicato dell'Atalanta

linciaggio a Torbellamonaca

da leggere
sul blog di Alessandro Portelli

in punta di matita

13 novembre 2007

baba o'riley

spiderman

Usciamone, per favore, grazie

Ci si avvita nel solito sterile ragionamento: il calcio che si deve fermare, però sì, però no, la polizia che ha le mani legate ma se gli si sciolgono le usa a sproposito, il governo ladro, il magnamagna e che tempi signora mia. Scenari da brivido prefigura Ferrarotti, che non ha tutti i torti. La sensazione è che si debba uscire dall'equivoco e smetterla di considerare il problema della violenza ultras come fatto circoscritto al calcio, che origina dal calcio e di cui il calcio si dovrebbe disfare con le proprie forze. Si vede a occhio nudo che non è così, e la strumentalizzazione della morte di Gabriele lo mostra in modo ancor più chiaro. Le risposte non devono darle Abete, Petrucci, Melandri.

(anche da Franco)

La politica della forza che nasconde il nulla


12 novembre 2007

short people

Le parole di troppo in un giorno di lutto

una fatalità

Insomma, la morte di Gabriele è dovuta a un incidente fatale. Quanto colpevole lo appurerà l’autorità. Resta il fatto che questo ragazzo è morto senza ragione.
La sospensione delle partite poteva essere decisa o meno, si trattava, evidentemente, di una misura non dovuta, in quanto il fatto era avvenuto in una cornice completamente diversa da quella dello stadio. Il proiettile fatale poteva aver colpito una vecchietta che andava in scampagnata alla Verna. Rendiamocene conto. Rendiamoci conto anche del fatto che per qualunque evenienza tragica non incidentale (rapina, rissa o altro) ci si sarebbe scandalizzati se le forze dell’ordine non fossero intervenute. Poi possiamo ragionare, con Bertinotti o chi altri, sull’opportunità di disciplinare meglio l’uso delle armi. E’ stato Manganelli a imporre che si giocasse, per motivi comprensibili, a maggior ragione se si ritengono comprensibili i motivi che scatenano la furia delle bande ultras.
Il tentativo anche simbolico di sottrarre le forze dell’ordine al massacro sa di messaggio inviato da chi vuole strumenti per risolvere la questione. Ed è qui che chi ha a cuore il vivere civile in questo paese dovrebbe indignarsi. Certe bande non debbono poter girare e agire a piede libero. E non dovrebbero essere necessari provvedimenti straordinari per arginarle.

11 novembre 2007

Vorrei sapere perché

C'è una gara a giustificare la violenza in televisione. Perché si ritiene inevitabile il nesso tra il fatto di Arezzo e la mancata sospensione del campionato e gli incidenti che si sono verificati in ogni parte d'Italia. Perché si lascia che in ogni località che ospita una squadra di calcio, dalla serie A alla C2, esista un "movimento" di persone alle quali potenzialmente viene permesso di agire al di fuori della legge, cui si riconosce lo status di controparte "in armi" delle forze dell'ordine, da cui ci si aspettano risposte armate in situazioni in cui, come oggi, muore qualcuno in circostanze oscure ma non incomprensibili. Anche se quel qualcuno è innocente, anche se chi ha sbagliato porta una divisa. Perché nessuno riesce a capire che queste cose avverranno, indipendentemente dalla morte di Gabriele, fino a quando si accetterà che esistano gruppi che operano in aperta contrapposizione con le forze dell'ordine?
Fuori i violenti dal calcio e dagli stadi. E basta. E non si strumentalizzi oltre la morte di un giovane, in qualunque contesto avvenuta, per questa o quell'altra finalità politica o televisiva.

E' morto un tifoso della Lazio

In circostanze tutte da chiarire, in autogrill nei pressi di Arezzo. Infastidisce lo scontro che infuria tra cani ringhiosi che schizzano bava su questo e su quello, incuranti del fatto che c'è un giovane che ha perso la vita. Non vedo cosa possa entrarci il calcio, in un certo senso, se uno scontro avviene a centinaia di chilometri dal teatro della partita. C'è stata una rissa, punto. Non si sa se il ragazzo abbia partecipato alla rissa o meno, e come sia avvenuto il fatto che ha portato alla sua morte. Il testosterone spinge a formulare sentenze che non si possono condividere, anche se è perfettamente comprensibile lo sgomento. Non si possono mettere nel mirino per un fatto del genere le istituzioni. Nessuno chiede le dimissioni di un ministro dell'Interno per un fatto di sangue che accade da qualche parte. In questi casi chi ha la testa la usi.

Sul passo della Futa

Fa un certo effetto visitare questo cimitero tedesco, che si trova sul passo della Futa, in un luogo che è stato teatro di cruentissimi scontri tra i nazisti e la resistenza con le truppe alleate. Perché uno ci va e sfida il vento tagliente, già che si trova, pur sapendo che ci riposano quei soldati che si conoscono per le efferatezze ben note. Certo, non tutti e non sempre, ma molti e spesso se ne sono resi colpevoli. Eppure ti prende la pietà, camminando tra queste pietre tutte uguali, con due nomi per ciascuna, alcuni anonimi, alcuni giovanissimi. Un Karl aveva diciassette anni, era del 23 dicembre del 1926, morto a ottobre del '44. La pietà e la consapevolezza dell'inutilità della guerra, ma anche della facilità con cui si possono manipolare le masse e scatenare l'inferno, soprattutto quando sussistono le condizioni che hanno portato all'affermazione del nazismo. Anche questo è un posto che dice mai più, con le sue piccole corone di fiori, una qua e una là, e i trentamila e passa uomini che dormono lontani da casa e dal ricordo dei loro cari.

Dio e patria non so, famiglia di sicuro


Insomma, Fini aspetta un bebé insieme alla nuova fidanzata, equina scia di Luciano Gaucci. Un lieto evento, come le nozze senesi di Casini. Nel frattempo, qualche giorno fa, una forzista tuonava contro la Treccani sdoganante le coppie di fatto. Lo scompaginamento è totale: i baciapile alla perenne caccia del laico che figliano, risposano e via, i laici antichierici che per fortuna fino a che morte non li separi dalle rispettive. Alla faccia della coerenza, eh

on green dolphin street

10 novembre 2007

Rabbi Jacob

9 novembre 2007

Anniversario


Intanto fanno 18 anni dalla caduta del muro di Berlino.

tre ergastoli per 560 martiri

La conferma degli ergastoli agli assassini di Sant'Anna di Stazzema mi fa venire in mente che 63 anni sono più o meno tanti, a seconda dei casi. Per alcuni parlare ancora di antifascismo, lotta partigiana, nazisti occupanti, guerra civile eccetera è un anacronismo. Certe divisioni vanno superate, e che miseria. Poi però te ne ritrovi altri che si ispirano più o meno liberamente al futurismo, che celebrano marce-simbolo del ventennio, che si adornano di mascelloni, bandiere disegnate alla maniera delle SS e paccottiglia varia. Roba ben più vecchia... Il che rimanda a vizi spesso sottolineati dalla saggezza popolare. Ma è solo che il lavoro fatto per ripulirsi ha prodotto una tirata a lucido superficiale, senza intaccare le croste.

8 novembre 2007

babylon's burning

7 novembre 2007

maigrir

Eva Henger e Carmelo Bene

L'ex pornostar porta in scena (Roma, Brancaccio) un inedito di Carmelo Bene (In fin di voce, «prove di redenzione e lampi di osceno nel nome della Beata Maria Goretti e secondo il non meno Beato Carmelo Bene») ispirato alla vicenda di Maria Goretti.


mah

toc toc

Un uccellino sta sbattendo contro il vetro della finestra di continuo.
Ma se gli apro ed entra poi si spaventa. Avrà freddo?

4 novembre 2007

stanno tornando



abbattiamoli

3 novembre 2007

un pianto

L'errore sciagurato di Ballotta che rivaluta Muslera (lo vedi che può succedere anche a 43 anni di fare una vaccata fatale?). Il doppio infortunio dell'ultim'ora, l'ennesimo, che mette fuori Meghni e soprattutto Pandev. I cori di quei pezzi di merda. Il gioco che latita. L'inutilità di Makinwa, che da due anni ci strazia con prestazioni lassative. E un tempo da giocare. Forza, belli



aggiornamento: merda

mio capitano

democrazia

(demauro.it)

de|mo|cra|zì|a
s.f.
AU
1 dottrina politico–sociale che si fonda sul principio della sovranità popolare
2 forma di governo in cui il potere è retto dal popolo
3 paese ordinato e retto da un governo democratico: l’Italia è una d. fondata sul lavoro
4 insieme delle forze politiche che sono in opposizione con ogni forma di governo dittatoriale: alle ultime elezioni c’è stato un trionfo della d.
5 estens., atteggiamento di chi è aperto alla discussione e disponibile nei confronti dei propri subordinati, democraticità

Polirematiche
democrazia consociativa loc.s.f. TS polit., sistema di governo in cui in presenza di forti divisioni di carattere etnico, linguistico, religioso, la maggioranza e l’opposizione cercano di concordare le decisioni politiche fondamentali | spreg., nel linguaggio giornalistico e con riferimento a situazioni italiane, politica in cui maggioranza e opposizione si spartiscono il potere democrazia costituzionale loc.s.f. TS polit., forma di governo fondata su una costituzione rigida e modificabile solo con determinate procedure Democrazia Cristiana loc.s.f. TS polit., movimento nato dal cattolicesimo sociale alla fine del sec. XIX in Europa e divenuto, dopo la seconda guerra mondiale, partito politico in Italia e in altri paesi (sigla DC) democrazia diretta loc.s.f. TS polit., forma di governo in cui il potere è esercitato direttamente dal popolo democrazia indiretta loc.s.f. TS polit., forma di governo in cui il potere è esercitato dal popolo attraverso i suoi rappresentanti democrazia parlamentare formale loc.s.f. TS polit., d. in cui il principio di uguaglianza è applicato solo sul piano delle istituzioni giuridiche e politiche democrazia parlamentare sociale loc.s.f. TS polit., d. in cui il principio di uguaglianza viene applicato oltre che sul piano delle istituzioni giuridiche anche sul piano economico–sociale




c'è chi si ritiene all'altezza d'impartire lezioni di democrazia, quando usa metodi da polizia politica e si pulisce il deretano con le regole. Quando si dice avere la faccia cme il culo (cit. da Kappler, offlaga disco pax)

2 novembre 2007

Allarme rosso

La domanda di sicurezza è più che legittima e il fatto che si faccia carico del problema un governo di centrosinistra aiuta. Peggio sarebbe se a dover approntare le soluzioni fosse un governo reazionario. Bisogna stare attenti all'onda emotiva: i sindaci puntano al concreto, a loro serve mantenere il consenso dando risposte certe (anche non... definitive) ai cittadini, ma un provvedimento di espulsione massiva per motivi "etnici", oltre a essere ipocrita (contrabbanderebbe una "soluzione" lungi dall'essere realmente efficace), sarebbe in forte odore di razzismo. E' chiaro che non sta agli amministratori preparare il terreno all'integrazione razziale, non ne hanno la funzione né il tempo di programmazione. Una strategia di largo respiro va trovata in parlamento, piuttosto, creando i presupposti normativi per l'integrazione tra immigrati e residenti. Ci sono altre implicazioni del problema che restano in secondo piano, con l'attenzione fissa sulle baraccopoli e sui romeni presunti delinquenti (prima di loro c'era stato il dàlli all'albanese): la più importante resta quella delle sacche di disagio che si creano ai margini delle città e fondono italiani e stranieri in un'unica massa sofferente.

1 novembre 2007

telepessimavisione

Si parla ovunque del successo che La7 ha avuto, martedì sera, passando in diretta lo spettacolo di Paolini. Un po' si scopre l'acqua calda, anche se non sempre l'andamento degli ascolti televisivi sembra avere una logica. Comunque una proposta di qualità ha riscosso un chiaro successo, che poteva essere anche più grande se a fare la proposta fosse stata la Rai o Mediaset. La risposta della Rai non si è fatta attendere: i giornali parlano delle lusinghe ai "big" Bonolis, Fiorello eccetera per risollevare gli ascolti delle reti di stato. Nessuno che raccolga il messaggio del pubblico: fate programmi di qualità e la gente se li guarderà volentieri. Va bene, la scriteriata concorrenza a Mediaset, dura da vent'anni a questa parte e ha prodotto sconquassi. E' anche vero, però, che questo è stato uno dei campi di battaglia del conflitto d'interessi che ha avvelenato la politica di questo paese, e dunque non si può considerare del tutto "fatale" il degrado della rete nazionale, ma bisogna ritenerlo indotto, almeno in parte, da circostanze messe in atto "ad arte". Chi viaggia dai quaranta in su ricorda perfettamente la televisione di grande qualità che si faceva a cavallo tra anni sessanta e settanta, chi è più giovane si può fare un'idea, visto che vengono riproposti spesso spezzoni di varetà dell'epoca. Il fatto che ci fossero in tutto un paio di reti televisive creava una scrematura virtuosa degli autori, ma sarebbe sbagliato ritenere che l'avvento delle televisioni private abbia mortificato quello standard qualitativo. Anzi, le tv locali hanno offerto più opportunità di mettersi in luce a chi non ne aveva. Il fatto è che i palinsesti cercano di orientare i gusti dei telespettatori e non tengono conto (forse)(o almeno non abbastanza) dei loro gusti. E il fatto che oggi, in seconda serata e in una rete bistrattata, alla quale sono state lasciate le briciole dal cartello Raiset, si sia celebrata una rivincita del teatro, dovrebbe far riflettere chi decide cosa va in TV. Aspetta e spera, cantavano a Indietro tutta. Appunto.

31 ottobre 2007

Halloween

Partita per nostalgia e tornata per business, Halloween, sembra, affonderebbe le radici in antiche celebrazioni, dal capodanno celtico a non so che. Anche se rappresenta un business per i coltivatori di zucche e per i produttori di costumi e dolcetti. Fa sinceramente ridere la preoccupazione delle tonache su Halloween che avvicinerebbe i giovani all'occultismo. Più che altro all'obesità. E lasciate stare i gatti neri.

Accerchiamoci!

Il nuovo accordo sui diritti tv distribuisce la ricchezza a disposizione delle società di calcio in modo infinitamente più equo, creando delle buone opportunità per chi sarà in grado di sfruttarle. Un taglio del 10% ai riccaccioni, un puntello sostanzioso ai poverini, un incremento del 15% degli introiti della Lazio finanziato completamente dal taglio inflitto ai romanisti. Sul fronte del doping amministrativo, multata la Roma e assolta la Lazio. Ho visto all'opera strategie d'annientamento più taglienti e mafie più determinate a papparsi tutta la ciccia attaccata all'osso.

silly thing

PD: GASPARRI (AN), DA PARTITO DEMOCRATICO A SOVIETICO
Festa cinema. Gasparri: Veltroni-Ceausescu, campione cinismo
"e' stata cancellata una irresponsabile iniziativa della sinistra per mettere sotto processo in Parlamento le forze dell'ordine. I violenti del G8 vanno ricercati tra i gruppi di estremisti, non tra chi indossa la divisa"
(secolo XIX)

30 ottobre 2007

ai tempi miei

certe professoresse non c'erano

29 ottobre 2007

La via dei pellegrini è lunga


Dillo a noi, che ci passa sotto casa...

piovono piastre. Di merdra.

Per il corno della mia pancia! Il re di Polonia Lotitsky crede che noi qua siamo fessi, ma che! Pronti invece a mangiargli le onecchie! Ci basta poco, un'intercettazione vecchia come madre ubu, un'altra che non c'entra un pittolo e alé! Phynanze! Salsiccia tutti i giorni! Corona di salsicciotti e trono! M'arricchisco, per la mia candela verde! Ah, vedeste come se le danno, i laziali. Mi credevo che non mi bastassero, i palotini. M'arrabbiavo con Cotice e Pile, li avrei decervellati volentieri. Invece no! Il laziale si accerchia da solo! Basta uno sgub, una piastra di merdra e il gioco è fatto! E che gioco, corno panciolino! Basta un niente, il soffio puzzolente di una cacchina vecchia! Il conte di Vitepsk Previtsky che chiama il re di Polonia e dice: Corno panciolino! Che mio figlio giochi o saranno storie! Trippe! Vi muoverò guerra con tutte le truppe del barone Diarrosky! Vi porterò via il regno e il cavallo da phynanze! E tutti con l'elmetto, lo sapevo! Non per niente m'arricchisco, mortadella mia! Come se una telefonata di Previtsky fosse una macchia di merdra, o peggio una palla di fuoco! Prepariamoci al decervellamento, questa è la mira: e il trono di Polonia sarà mio. Ah, quando lo racconterò a quella stregaccia di madre ubu...
(esce soddisfatto)

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Lo sgub di Repubblica sulla telefonata di Previti è il nulla. Non significa niente: il padre di un ragazzino delle giovanili che chiama e chiede che si faccia giocare il figlio. Situazione classica. Un altro lo mandi in culo, a Previti se sei Lotito gli fai buon viso. Ma il regazzino non ha mai giocato e patetico è il mirror climbing degli scuppers, che vogliono disegnarlo come una macchia sul grembiule di Lotito. Una campagna di dubbio gusto, a metà tra lo strapaese prederby e lo scandalismo di quart'ordine, visto che è a scoppio ritardato. Piuttosto si nota la facilità con cui si può far alzare la canizza nel mondo Lazio: l'omologazione da curva da una parte e la sindrome d'accerchiamento dall'altra si possono alimentare praticamente con il nulla. Mentre s'ingrossano le fila di chi può avee un aggio dallo scivolone lotitiano...

26 ottobre 2007

gli stipendi non crescono


Benché il ragionamento di Draghi sugli stipendi che non crescono abbastanza sia semplice e facilmente riassumibile in efficaci messaggi, difficilmente lo si sente fare. Strano (a parte le discussioni a margine delle trattative sindacali) che non ci sia chi sottolinei adeguatamente una situazione che penalizza fortemente lo sviluppo del nostro paese, insieme all'altro fattore critico che sta di fatto imponendo il regresso sociale a una larghissima parte di cittadini in gran parte giovani, che è quello del livello fuori controllo dei prezzi delle case. Il basso potere d'acquisto non riguarda tutti, ma è certamente un frutto avvelenato della flessibilità, usata per demolire il potere contrattuale di diverse categorie. Situazione che ha tenuto ancorati in basso gran parte dei dipendenti salariati, che hanno visto ridursi fortemente il proprio potere d'acquisto. Quindi non è per inerzia che si deve applaudire l'intervento di Draghi (quasi tutti pensano di guadagnare meno di quanto meritino) ma proprio perché è una sottolineatura importante di una situazione che coinvolge una fetta cospicua e crescente della struttura sociale italiana, che vede da anni assottigliarsi il ceto medio, a fronte dell'allargamento delle fasce meno protette della popolazione e per effetto di una fortissima polarizzazione dei redditi. Pochi crescono tanto, troppi segnano il passo. Bisogna dirlo, parlarne di più. Di continuo, perlomeno quanto si parla di pensioni, per esempio.

dietrologismi

Volendo fare un antipatico esercizio di dietrologia, si nota una curiosa coincidenza: il tiro a segno su Prodi ha avuto una certa accelerazione dopo le primarie del PD. Ognuno di quelli che doveva battere di cassa ha tirato la sua saccagnata. Strano e sicuramente falso, ça va sans dire, è una banalizzazione banalotta…

25 ottobre 2007

Che tempi

L'editore di Libero si sta comprando l'Unità

22 ottobre 2007

sputnik

Stasera ho visto uno spezzone di Voyager, il programma Rai di quel tizio che prima faceva un programma uguale per TMC (Stargate?) tirando su la pagnotta tra cerchi nel grano, santi graal e omini verdi. Oltre a rincontrarci il vecchio John Titor, che ha accumulato negli ultimi tempi un bel po' di predizioni scazzate, vivaddio e grattandose li mejo per quelle ancora da verificarsi, il servizio che mi ha attratto era quello sui due spennacchiotti geniali che nei primi anni '60 a Torino ascoltavano le trasmissioni radio degli astronauti russi. Roba vera, stavolta, ciccia che si tocca con mano, mi ricordavo che ne aveva diffusamente parlato Gianluca Nicoletti ai tempi del Golem radiofonico. Procedendo per cortocircuiti, i nomi di Gagarin, della Tereschkova e di Laika fanno fare il sussulto ancor oggi. Erano personaggi conosciutissimi, in tempi controversi. Da una parte la guerra fredda col suo carico di pratiche mostruose, dall'altra un certo grado d'ingenuità della gente, resa cinica, oggi, dall'eccesso di eliminazione di veli che ha spianato la strada al complottismo più sbracato. Vabbè, quello che volevo dire è che l'idea di Laika che parte per lo spazio, per tacere del compagno Yuri, mi ha sempre affascinato e mi ha costretto a pormi un mare di domande alle quali, bambino, non trovavo risposta. Non che abbia fatto sti gran passi avanti. Ma i Gagarin oggi non ci sono più, e sono sogni in meno. Sfortuna. Per riconsolarsi, ci si attacca a John Titor e al suo epigono Ethan. Io non ho mai capito, però, com'è che fecero gli americani a sorpassare i russi nella corsa alla luna...

idea

e se ce la prendessimo pure noi, con i curdi?

21 ottobre 2007

La "Cosa Rossa"

Comunque bisogna che si sbrighino: le poltrone sò contate, chi dorme non piglia pesci.
Non sia mai che il PD lasci tutta sta gente a becco asciutto...

Contro il precariato dei sogni

Riflettendo cinque minuti sull'enorme regresso di garanzie comportato dal ricorso alla flessibilità per migliorare la situazione dell'occupazione in Italia, va detto che in parte il regresso è dipeso dall'uso distorto che molti "beneficiari" (mi riferisco ai datori di lavoro) hanno fatto di quel pacchetto di norme, messo insieme con finalità probabilmente diverse da quelle che si sono realmente raggiunte. Il che riguarda, ovviamente, anche il Pacchetto Treu che della Legge 30 è il progenitore sfigato. Ciò detto, non mi pare che ci sia stato progresso nemmeno nelle rivendicazioni, da parte della piazza. Forse ci si rimodula al ribasso, visti i tempi bui. Come si fa con una piazza che rivendica il diritto della gente a vivere di espedienti e senza speranza per il futuro, o peggio vittime di discriminazione razziale? Chi gli spiega che volare alto e chiedere la luna significa attestarsi ben oltre con le rivendicazioni? Che la casa non è di chi è in grado di prendersela alla faccia della Legge? Che il lavoro è un diritto, e che lavare i vetri ai semafori non è un lavoro? Una volta essere di sinistra significava aspirare a un livello di vita migliore per le parti più deboli della società, oggi sembra che si lotti per farle restare nella melma in cui si trovano.

Ambiguità e piazza

"Non credo che il corteo di oggi sia contro Prodi e nemmeno contro Veltroni. Però i due sono dei moderati, mentre oggi la massa di popolo vuole un cambiamento profondo e di sostanza. Quanto più si rafforzerà questo movimento tanto più Prodi potrà fare qualcosa di buono".


Queste parole le ha dette Pietro Ingrao. Leggendo in giro è tutto un coro di esortazioni (a cominciare da Giordano) al governo ad andare avanti con l'attuazione del programma. Tutto molto bello, costruttivo, democratico. Quello che non si spiega è il livore che si percepisce in giro, e che risulta chiaro a leggere siti e blog dove si esprimono persone che hanno manifestato, a me sembra, a partire da uno stato d'animo meno benevolo verso Prodi e il suo governo. Insomma, si continua a percepire una forte critica distruttiva da parte della base dell'autoproclamata unica sinistra italiana, che marcia verso la costituente della cosa rossa con all'ordine del giorno la sostanza, innanzitutto. Tipo eliminare falce e martello dai simboli. Insomma, niente di nuovo sotto il sole: ambiguità e demagogia, insieme al desiderio di riunire ciò che in più circostanze si è provveduto a frammentare. Quelli che hanno "usato" una manifestazione dagli alti scopi dichiarati per insolentire CGIL, Prodi e compagnia erano stati avvertiti? Oppure, magari, se li sono inventati i giornali...

18 ottobre 2007

Eroi di cartone

Quando era inverno si usciva, dopo pranzo, tutti e quattro in giro. Al prato mia madre faceva la cicoria, noi giocavamo a qualcosa. C'erano spiazzi a sterro dove si giocava a pallone, ogni tanto me li sogno ancora. Prima, molto prima che incominciassero i cantieri del Casilino 23. Una volta ci portammo il gatto, avevamo paura che si perdesse, lui era felice come una pasqua. Mi chiamarono certi che gli cadeva di sotto il pallone, lo intercettai con un bel colpo al volo, mi ricordo ancora l'applauso. Si tornava presto, prima che facesse buio. E c'era la tivù dei ragazzi con gli eroi di cartone, cartoni di gatto silvestro e bugs bunny, con la strepitosa sigla finale di Lucio Dalla, che ancora me la ricordo. Si faceva la condensa sui vetri, con la stufa accesa e i pop corn fatti nella padella, o le castagne e le noci del paese. Io spannavo i vetri e mi perdevo a fantasticare sulle luci delle macchine. Pensavo a chi potesse esserci dentro, a dove potesse andare. Impazzivo quando pioveva e le luci si proiettavano contro le gocce d'acqua e le ruote schizzavano passando dentro ai pantani. La notte si sentiva il tram che passava, anche se era lontano. Mi sembrava che chi ci stava sopra avesse una gran fortuna, vedevo sempre i fattorini con i biglietti diversi per prezzo e per colore. E non sapevo cosa sognare per me, cosa sperare di poter fare da grande. Ma anch'io stavo davanti a Charlie Brown.

17 ottobre 2007

Il Nobel per il razzismo

Ecco, ci mancava l'affermazione categorica secondo la quale i neri sarebbero meno intelligenti dei bianchi. A farla, poi, è un premio Nobel che sembra non sia nuovo a queste uscite. Disgustorama.

gossip

Che poi, a pensarci bene, è proprio vero che si crede più al gossip che alla verità, anche se dicono gli esperti che il 95% della vox populi ha fondamento nella realtà.
Io non ci credo. Ma spesso succede il contrario

16 ottobre 2007

hopini


Hopini si chiama come un villaggio indiano, ma è molto più antica. Un pugno di case allungate su una collina, con una chiesa dove accadono cose curiose, prati verdissimi, un parco che levati, una quercia su tutte, dei fagiani, qualche bottino e uno storico tenditoio. Lo spedale e la salita del maremmano triste, la civetta erotica, il fico eroico, il cane grattanaso e il circolo. E potrei continuare. Un mondo a parte, ma piccolo, che dentro googlemaps si vede appena appena. Ci si sta bene, col camino acceso e la finestra che guarda Brolio, il Chianti e la clinica per vecchi cosmonauti. Casa.

16 ottobre 1943


Alle 5.15 del mattino le SS opportunamente informate e guidate dai fascisti romani invadono le strade del Portico d’Ottavia e rastrellano 1024 persone, tra cui piu' di 200 bambini.
Due giorni dopo, alle 14.05 del 18 ottobre, diciotto vagoni piombati partiranno dalla stazione Tiburtina. Dopo sei giorni arriveranno al campo di concentramento di Auschwitz in territorio polacco.

Solo quindici uomini e una donna (Settimia Spizzichino) ritorneranno a casa dalla Polonia. Nessuno dei duecento bambini è mai tornato.


Noi non dimentichiamo.

Settimia Spizzichino (da "Gli anni rubati")

"Fummo ammassati davanti a S. Angelo in Pescheria: I camion grigi arrivavano, i tedeschi caricavano a spintoni o col calcio del fucile uomini, donne, bambini ... e anche vecchi e malati, e ripartivano. Quando toccò a noi mi accorsi che il camion imboccava il Lungotevere in direzione di Regina Coeli... Ma il camion andò avanti fino al Collegio Militare. Ci portarono in una grande aula: restammo lì per molte ore. Che cosa mi passava per la testa in quei momenti non riesco a ricordarlo con precisione; che cosa pensassero i miei compagni di sventura emergeva dalle loro confuse domande, spiegazioni, preghiere. Ci avrebbero portato a lavorare? E dove? Ci avrebbero internato in un campo di concentramento? "Campo di concentramento" allora non aveva il significato terribile che ha oggi. Era un posto dove ti portavano ad aspettare la fine della guerra; dove probabilmente avremmo sofferto freddo e fame, ma niente ci preparava a quello che sarebbe stato il Lager".

la storia del bue che dice cornuto all'asino

La storia del giudice americano che non concede l'estradizione per il mafioso perché l'Art. 41 bis gli sembra troppo somigliante alla tortura è grottesca, come minimo. Anche peggio, in un certo senso, di quella del giudice che accorda le attenuanti all'assassino per il fatto di essere di origine sarda.

14 ottobre 2007

Tre milioni di dubbi

Contro le certezze dell'antipolitica che si autodefinisce tale e di quella che tale è, ma che ama definirsi "sinistra" (anzi, "l'unica sinistra in Italia", per riprendere una frase del barbuto segretario del partito di quelli che sbagliano sempre gli altri). Tre milioni di teste confuse, forse, visto che il voto registrato al referendum sul welfare ha visto l'80% della gente votare sì in preda ad allucinazione collettiva alimentata dall'omologazione e dal bombardamento massmedio e logico. Ora il Paese dei Tafazzi, quello che sembra addirittura apprezzare, certo col naso turato, certe prerogative di chi governa, dice che tutto sommato il PD gli sembra meritevole di qualcosa. Perlomeno del contributo minimo di un euro. Paresse poco. Domani leggeremo le solite dichiarazioni di quelli che hanno sempre le mani pulite, non perdono e non sbagliano mai, quelli che hanno un solo vero nemico che non sono i fascisti, anzi.
Scuoteranno il capo e si diranno che il popolo bue non è ancora pronto a recepire certe idee, forse. Se almeno questo soggetto neonato che balbetta servisse a togliersi dai coglioni certo ciarpame, questo 14 ottobre sarebbe stato un grande giorno per davvero...

76% a Veltroni, che era scontato.

Back Rome


Che certo nun po' esse cambiata in tre settimane, co la ggente in giro pe' Centocelle, lo stereo a palla coll'ippoppe, er braccio a pennolone fori dala machina, chettoodicaffà. Doppie file, sgommate, schiamazzi, palestrati, capezze, lampade e pupattòle, serenate de papà, monnezza e tutto come al solito, insomma.
Era da tempo, però, che non ci stavo rilassato come stavolta, un paio di giorni a casa a fare pacchi e a sistemare cose e in giro a piedi. Votato, preso il caffè da Orazio, magnato le lasagne de mamma e ripartito. Se sta mejo qua. Il viaggio d'andata s'è fatto zigzagando tra torpedoni di fasci travestiti in gita. Molti veneti, da Padova e Rovigo, poi Monza, Valtellina eccetera. Che brutti. Intanto ho fatto scorta di guanciale...

11 ottobre 2007

Prosperavamo

Ci sono delle cose che tornano in mente, a un certo punto, chissà perché. Facce che uno ha incontrato, gente con cui si è divisa qualche cosa e che chissà dov'è finita, tanti anni dopo, e che cosa ha fatto, nella vita. Prosperi era un mio compagno-fan che avevo alle elementari. Era piccolo, aveva una certa bazza quadrata, che a Roma definivamo più propriamente scucchia, e rideva molto, oltre ad avere una discreta venerazione per me. Non sopportava Mennini, che prendeva più dieci di me. Una volta mi vergognai molto perché si misero in due a fare la sfida con i nostri quaderni, sfida che io perdevo nettamente perché quell'altro prendeva più dieci di me. Il fetente. E poi era pure della roma. E il poro Prosperi rosicava. Cambiai classe un paio di volte, alle elementari,perché mia madre mi piazzava come gli veniva meglio per andare a lavorare. Così in seconda e in quarta cambiai maestra, spostandomi di turno e intercettando la possibilità di andare al doposcuola. Anche lì c'era qualche tipo curioso. Tre ragazzini che erano nati in Francia (Romeo, Roberto e Josette, ragazzina ricciola che faceva dei pipi con il pongo) ed erano tornati in Italia. Un altro, invece, stava per migrare verso Campobasso. Si chiamava Di Pietro, andavamo molto d'accordo. Oggi mi è venuto in mente lui.

Al voto, al voto

Il PD è comunque una novità. Lo fa notare Michele Serra, sull'amaca di oggi, e dice che la gente dovrebbe essere contenta del fatto che qualcosa di nuovo accade, ferme restando le posizioni di ciascuno. E (concordo) che la gente dovrebbe accantonare quest'atteggiamento di disincanto ostentato, di cinismo "di massima". La gente ha paura di fare la figura dell'anima candida, di quello che "dorme da piedi". E questo è uno dei motivi per cui è difficile avere dei politici migliori in questo paese. Ci sono dei valori precisi in cui le persone si riconoscono. Valori che determinano il voto, anche. Da noi si sceglie sempre il più paraculo. Ora, di facce paracule tra i candidati non ce n'è. Luogo comune vuole che Valterino sia tale, e perciò il suo consenso cresce. Vorrà dire che sarà Veltroni, forse, a mettere insieme le preferenze per il candidato più paraculo e per quello più rassicurante. Vedremo come andrà a finire...

9 ottobre 2007

Portelli e l'antipolitica

Qui il suo intervento.
Ne cito un passo.

Tutte le domeniche allo stadio l’altoparlante ripete che sono vietate espressioni riconducibili a propaganda politica. Ecco, secondo me l’antipolitica è questa: una politica che siccome non ha il coraggio di distinguere le manifestazioni di propaganda fascista e chiamarle col proprio nome, finisce per vietare tutto, e per scoprire poi che dentro e intorno allo stadio sono rimasti a muoversi e a parlare proprio solo i fascisti. Mi pare una metafora di tendenze più generali. Una politica che considera nemico o sospetto chiunque parli fuori di sé finisce per lasciare la voce solo agli umori peggiori – alle grida di pena di morte, di Rom in galera, di sacri confini, di “tutti ladri e tutti corrotti” che non è antipolitica ma solo quello che di peggio la politica ha prodotto nel corso della nostra storia.

6 ottobre 2007

La quinze brigada

Viva la Quince Brigada,
rumba la rumba la rumba la.
Viva la Quince Brigada,
rumba la rumba la rumba la
que se ha cubierto de gloria,
¡Ay Manuela! ¡Ay Manuela!
que se ha cubierto de gloria,
¡Ay Manuela! ¡Ay Manuela!

Luchamos contra los moros,
rumba la rumba la rumba la.
Luchamos contra los moros,
rumba la rumba la rumba la
mercenarios y fascistas,
¡Ay Manuela! ¡Ay Manuela!
mercenarios y fascistas,
¡Ay Manuela! ¡Ay Manuela!

Solo es nuestro deseo,
rumba la rumba la rumba la.
Solo es nuestro deseo,
rumba la rumba la rumba la
acabar con el fascismo,
¡Ay Manuela! ¡Ay Manuela!
acabar con el fascismo,
¡Ay Manuela! ¡Ay Manuela!

En los frentes de Jarama,
rumba la rumba la rumba la.
En los frentes de Jarama,
rumba la rumba la rumba la
no tenemos ni aviones,
ni tanques ni cañones,
¡Ay Manuela!
no tenemos ni aviones,
ni tanques ni cañones,
¡Ay Manuela!

Ya salimos de España,
rumba la rumba la rumba la.
Ya salimos de España,
rumba la rumba la rumba la
a luchar en otros frentes,
¡Ay Manuela! ¡Ay Manuela!
a luchar en otros frentes,
¡Ay Manuela! ¡Ay Manuela!

5 ottobre 2007

le rose che colsi


Pasquale passava la mattina presto, con un furgoncino 850 grigio tutto sfasciato. Il socio, Babbo, ci aveva er dumila dell'Alfa. E sgommava e scoattava come che. Si saliva dentro in quanti si era, cinque o sei, e ci si accucciava per terra alla meglio. Il tragitto era da Centocelle all'Acqua Santa, o a Porta San Sebastiano. Al massimo a Caracalla. Ci mollava lì, il sabato tutto e la domenica mezza. I fiori erano già sul posto, con un altro paio di tizi che ce li avevano preparati. Cinque rose mille lire. All'epoca il semaforo era terra vergine, c'era solo qualche zingaretto che ne faceva di tutti i colori, precorrendo i tempi della pulitura dei vetri e infilando la testa nell'acqua ghiacciata in cambio de mezza piotta, al cambio dell'epoca 50 lire. La tattica era facile. Scattava il rosso, scattava il giovane ammiccante con le rose rosse, fino a che non si rifaceva verde. Sola e tacchi, bel tempo (erano le vacanze estive), otto sacchi al giorno più qualche extra: una mancia, un finto sconto che uno non faceva ma si tratteneva. Si arrivava a diecimila. La domenica pagata doppia, cioè dieci sacchi per mezza giornata. Ero un bel regazzetto biondo, fio de mamma, e le signore me compravano le rose. "Mejo che annà a fà gli scippi" dicevano, bontà loro. Gli altri erano lì, chii capelli ossigenati e li zoccoli bianchi all'olandese. Io staccavo e annavo a corre a Caracalla. Pensando a Coe, che sicuramente odiava i fiori come me. Un giorno mi feci male, ma non me ne accorsi. La gimkana sul sanpietrino dell'850 furgonata si complicò, da dentro non si vedeva niente, er matto inchiodò, io caddi pesantemente giù dal gradino battendo L5 S1. Fino a farmi una ferita, non seria ma insomma. Vent'anni dopo ci si chiedeva se non fosse stata una botta la responsabile di quell'ernia già mezza disidratata. La mia carriera al semaforo durò un paio di mesi. Con i soldi mi comprai dell'attrezzatura per correre: Adidas SL80, tuta, borsa, tutto il necessario. L'anno dopo sarebbe arrivata l'era del pecorino. Più giù arrivarono i lavavetri polacchi, saranno stati sette-otto anni dopo. Ancora più in là Seb Coe si scoprì tory. E mi sa che gli piacevano pure i fiori.

2 ottobre 2007

Clair

Riempivamo i diari, che fossero Vitt o altre robe, con disegni colorati a penna. I più fichi ci disegnavano sopra le copertine dei dischi. Uno, che poi avrebbe raggiunto una certa fama come cantante punk, stava al banco vicino a me e si vestiva con le tute da ginnastica di una volta, quelle pre-adidas, con gli elastici e il colletto con la lampo. Le scarpe da ginnastica erano modello superga, di gomma con la tela sopra, il nylon delle scarpe belle arriverà tra tre-quattro anni, dopo Montreal o giù di lì. Loro disegnavano la copertina di Dark Side of the Moon, pure il prepunkettone. Poi i Deep Purple, e che. Led Zeppelin, Elton John, poca beatlemania e grandi concessioni al mainstream nostrano, chiamiamolo così, quello di canzonissima. A me piaceva ascoltare alla radio Supersonic, la sera alle sette, passavano Gilbert O'Sullivan, che mi piaceva tanto (vedi video) ma anche John Lennon (mi piaceva tanto mind games) e George Harrison (my sweet lord). Ma poi, esiste qualcuno a cui non piaceva waterloo degli Abba??

a year ago


Ieri si è festeggiato un anno, con cena luculliana a C.B., dopo passeggiata romantica e tutto il resto. Oggi sta stirando anche per me. Comodo, neh. Ma io preparo la cena, chettecredi...
Un anno vissuto meravigliosamente.