30 aprile 2008

Doppio brodo e passa la paura

Fare il brodo è facile. Non ci vuole niente. Io piazzo un mare di roba in una pentola (un pezzo di manzo, delle ossa con un po' di nervetti e il midollo, una cipolla piccola, un porro, una carota, un paio di coste di sedano, qualche grano di pepe, qualche chiodo di garofano) la copro d'acqua e la lascio borbottare lì un paio d'ore. A parte i dieci minuti che ci vogliono per preparare la roba, la fatica è tutta qui. Mi piace forte, poi ci faccio i tortellini o il risotto. Stasera, per smaltire le delusioni degli ultimi giorni, abbiamo preparato una cena un po' demodé, ma cazzarola: terrine de lièvre su tartine, brodo de manzo chii tortellini alla chianina (insomma, credevo meglio, il tortello, ma il brodo era ottimo) e poi lesso con le salse e le patate, un bello chardonnay fresco fresco, fragole, gelato, moscadello e ciao. Che vuoi farci? Niente TV, che è tutta una faccia a culo, tra quelli tronfi che hanno vinto e quelli livorosi che hanno perso. Poi lasciamo perdere le ghigne elette alle cariche istituzionali. Il Chelsea per di più mi batte il Liverpool che è l'unica squadra per cui avrei tifato un pochetto, insomma, non c'è gusto. Per giunta ero talmente impicciato al lavoro che non ho potuto sbirciare le dichiarazioni dei redditi e mi sono accorto della cosa solo quando era tornata off-limits. Stasera ho scoperto che Grillo se l'è presa, forse non voleva si sapesse del fottìo di soldi che guadagna, e che i fedeli l'hanno un po' beccato. Tutti i falsi profeti fanno una brutta fine, non c'è da meravigliarsi e infatti. Intanto a Roma parte la tolleranza zero di Alemanno, ma dall'Ara Pacis. La prendiamo alla lontana, via. Mi aspetto i primi editoriali critici piovere sul nuovo sindaco: per ora ne ho letti soltanto di trionfali. Sarà che per abitudine e affetto ancora leggo Epolis.

27 aprile 2008

Il formicaio atlantide

Ero seduto sul muretto di tufi sul fianco del cimitero. Faceva caldo e stavamo lì ad aspettare che arrivasse il funerale, col vento che ci soffiava addosso per dispetto, anche se, ripeto, faceva caldo. Una coppia di cipressi guardava dentro al camposanto. Uno era bello sano, con la chioma florida, pizzuto pizzuto e portava la bandiera dell'orgoglio dei cipressi, alberi che da sempre difendono i cimiteri. L'altro era pelato, almeno per tre quarti. Guardava dentro e sembrava dire ecco, io volevo essere piantato in Val D'Orcia o nel vialetto di qualche villa di qua, sul Chianti, o nelle crete. Io non volevo fare l'albero pizzuto come quasi tutti i cipressi, che poi ci fa il nido qualche civetta e tutti si grattano i coglioni quando ci passano sotto. Volevo fare da margine in un parco, con gli scoiattoli che mi balzano sopra e invece sto qua a guardarmi i morti, e tutte le persone che vengono qua a trovare i morti, e manco stessimo a Spoon River, che almeno senti quello che hanno da dirsi. Vita dura per i cipressi. Accanto a me, a due-tre passi, per terra, c'era il mucchietto di terra smossa di un formicaio. Doveva esserci una pausa di lavoro, o forse si festeggiava il 25 aprile. Tutto taceva, solo una formichina caracollava lì vicino, e a quattro-cinque metri c'erano altri tre-quattro mucchietti di terra che erano formicai limitrofi, o che. Forse sottoterra brulicavano formiche come sulla tangenziale, formiche che andavano a prendere i formichini a scuola, formiche che lavoravano duro a sminuzzare molliche, bucce, robe buone dalla terra grassa accanto al cimitero. La strada era a un passo. Dalla strada arrivava un vecchio sallucchione con l'aria un po' sonnacchiosa, che ciondolava pigro, in attesa pure lui del corteo funebre del povero vicino di casa defunto all'improvviso. Ciondolando ciondolando spiattellava completamente il montarozzino delle formiche. Alcune, tre o quattro, si precipitavano all'esterno, altre perivano all'interno come in un cataclisma atlantideo. Magari lo ricorderanno per generazioni, contando i giorni passati dalla grande acciaccata. Il vecchio, intanto, spariva dietro l'angolo che portava all'entrata sul retro. E il vento continuava a soffiare.

25 aprile 2008

Passeggiando a Montemaggio

Sembra ci sia ancora qualcuno che spende una giornata di festa per andarsene in un luogo della memoria. C'era un bel po' di gente a spasso a Montemaggio. Vecchini con gli occhi lucidi sul luogo dell'eccidio o davanti alla casa dove vennero catturati i partigiani, ragazzini che facevano picnic, un giovane sindaco che già una volta ebbe a stupirmi, telefonandomi cinque minuti dopo che gli avevo mandato una e-mail per chiedergli un'informazione, senza nemmeno sapere chi fossi e senza che si stesse per votare. Insomma, ci sarà per tanti anni ancora qualcuno che il 25 aprile si alza dal letto ed esce di casa per andare in un luogo di questi e fare un gesto che non è nemmeno simbolico, ma di semplice ricongiunzione con le proprie radici e la propria memoria. Io mi ricordo che mia madre, quando ero piccolo, cantava sempre bella ciao, e non era di certo comunista. Per lei, semplicemente, i partigiani erano i buoni. Quando finì la guerra aveva tredici anni, ancora oggi me lo racconta, e io le credo oggi come allora. Qualche volta gli è sfuggito anche, nella sua semplicità, che quello avesse fatto delle cose buone. Altre volte ci ha cantato canzoncine che gli insegnavano da piccola a scuola, roba che poi scoprimmo fascista. La memoria della gente semplice non funziona con gli occhiali dell'ideologia, ma funziona. Di gente semplice era pieno, oggi, a Montemaggio.

Essere e non

Siamo ancora divisi, quasi 65 anni dopo. C'è chi inneggia alla resistenza e chi no, ma quello che tutti sappiamo, in fondo, è che si tratta di cose che non sono alla portata di una reale comprensione. Perché si trattava di scegliere di rischiare la vita per gli altri, per tutti gli altri. Che non è una scelta facile da prendere seduti, con le gambe sotto al tavolino, al caldo e col conforto di lavoro, amici, amore, eccetera. Allora bisognava spendersi per la libertà e non era cosa da tutti. E non tutti quelli che si spesero ebbero poi onori, ricompense, responsabilità. Molti cedettero il passo a chi non seppe lottare, ma risalì la fila riqualificandosi, inventandosi un passato di lotta e di coraggio. Tutti, c'erano, su quelle montagne. Dove in realtà erano pochi e soffrivano e rischiavano la pelle anche per gli altri. Così ci dividiamo tra la memoria "facile" e quella inesistente, senza ricordare che si tratta di gesti fatti rischiando il sangue proprio. Cosa che non è da tutti, ma solo di chi riesce a prendere le armi contro il proprio mare di guai. Non tutti sanno farlo, non tutti hanno saputo farlo.

Mauro Capecchi, sì. A lui, di cui ho avuto l'onore di conoscere la moglie e i figli, dedico questo piccolo pensiero.

23 aprile 2008

tarabaralla

ta|ra|ba|ràl|la
avv.
RE tosc.
1 pressapoco, su per giù: disterà 25 o 30 km, t.
2 in un modo o nell’altro: t. me la caverò
3 poco male, pazienza
Varianti: tarabara


demauroparavia.it

17 aprile 2008

"El Charro" Moreno


Qualcuno crede ancora che gli scrittori come il povero Osvaldo Soriano avessero una capacità d'immaginazione incredibile. Basta leggersi la storia del "Gato" Diaz e del rigore più lungo del mondo. Ma Soriano e altri come lui hanno attinto a piene mani alla leggenda del calcio, abbeverandosi direttamente alla fonte. C'è stato un tempo in cui il calcio era dominato dalla "Maquina", il River Plate che distruggeva qualunque avversario. El Charro Moreno faceva parte di quella squadra leggendaria. Era l'attaccante che si allenava ballando il tango e tirava tardi nella notte assassina di Buenos Aires, lui che era nato nella Boca ma aveva trovato la sua fortuna al River dopo che il Boca lo aveva scartato. Una volta disse: "El tango es el mejor entrenamiento: llevás el ritmo, lo cambiás en una corrida, manejás todos los perfiles, hacés trabajo de cintura y de piernas".
Dribblava terzini e puntava diritto alle signore. Segnando gol a grappoli, al suono di una milonga.

16 aprile 2008

post

Vanno riviste un bel po' di cose, dopo questo risultato dirompente.
Per esempio, sul tema della solidarietà. O della coesione tra gruppi che popolano lo stesso strato sociale. E tra individui che compongono un gruppo singolo. Sarebbe bello capire se esiste ancora e nel caso se può continuare a esistere un minimo di visione collettiva dei problemi del paese che crei i presupposti per una condivisione. A parte, ovviamente, gli interessi corporativi.

12 aprile 2008

Al voto, al voto

Ho chiamato avvedutamente la delegazione ACI e il Touring Club, dove mi hanno gentilmente rassicurato sui possibili ostacoli che malauguratamente possono trovarsi lungo il percorso autostradale che collega la città piccola ma storicamente conosciuta dove risiedo, ubicata al centro di un percorso storicamente frequentato da carovane mediamente assai numerose dirette alla città eterna. Poi ho fatto controllare prudentemente la pressione delle gomme alla stazione di servizio e ho ricalcolato numerose volte la tabella di marcia per essere certo di arrivare ottimizzando tempi di percorrenza e utilizzi di carburante. Viaggiando con l'umidità mediamente ideale e al limite col vento favorevole, anche in previsione del trambusto che solitamente affligge la capitale che resta una gran bella città ma detto tra noi alle volte mette duramente alla prova la resistenza del nostro sistema nervoso centrale, dovremmo arrivare in un orario che ci consenta di ottemperare ai nostri doveri di cittadini e poi di concederci alle gioie dell'abbraccio familiare, al limite anche procedendo alla degustazione della fettuccina materna che mediamente supera il livello standard cui mediamente si colloca la ristorazione dell'Italia centrale, a prescindere da qualche realtà locale splendidamente all'avanguardia in fatto di cucina tipica.

10 aprile 2008

shorts


Non riesco proprio ad appassionarmi ai motori. Nada de nada. Guido la macchina ma non ne capisco un'acca, non conduco motocicli o motocarrozzette e in bici non sono proprio Moser. Ma la bici col motore c'entra poco, a parte il fatto che i ciclisti ci hanno il motore a uranio poverino. Al lavoro stanno tutti sempre a trafficare tra formule uno e valentini rossi e moto ducati e che, e io niente. Purché non lo sappia il capo... Ieri sera ho visto Veltroni da Vespa, ma a un certo punto, cazzarola, mi ha steso. Era l'una e mezza, diobono, aveva ciarlato a Napoli il giorno e stava lì che parevano le otto di mattina... non so che roba prenda ma la voglio pure io. Intanto Mutu sdogana la Fiorentina in Europa e io sono contento per Bellacci. L'uccello del dubbio prende corpo: trattavasi di storno, qui molto elegante nella sua mise pindricchiata. Uccello malinconico e solitario, preso di petto dal pettirosso nano e coatto che cerca di sloggiarlo. Noi mettiamo briciole per tutti, aspettando domenica.

9 aprile 2008

corte

Sembra che la mamma di Leonardo da Vinci facesse la schiava e che il poro Leo avesse ventuno fratelli. Mah. Se è per questo dice (Dell'Utri) che Mangano era un eroe, a suo modo. E allora i giudici morti? I giudici sò matti, dice Berlusconi. Come Bossi? No, macché, Bossi scherza, parla per slogan, che vuoi che imbracci i fucili davvero? I fucili li imbracciava tronfio Charlton Heston, che a fare Mosè gli era presa la megalomania e anche se l'altro giorno è morto di vecchiaia era sempre un bel po' stronzo. Nessuno l'aveva visto in Bowling a Columbine? Valterino si è scomposto e sta chiudendo a forza di allucchi contro gli strattoni della controparte, ma ormai ci siamo e mi sta prendendo la curiosità. Come finirà? Silvio dice che se Napolitano muore o si dimette lui regala una camera all'opposizione. Class is not water. Io voterò a Roma per l'ultima volta, dalla prossima, piccone in mano, ingrosserò le fila della regione che è il buco della democrazia. O un buco con la democrazia intorno, non so bene, m'informerò.

sogni mostruosamente proibiti

Strepitosa giocata di mexes
ci stiamo accreditando
sul piano dell'agilità siamo superiori
questo e molto altro non dalla cronaca "di parte" di un canale a pagamento, ma dal solito romaclub interno alla RAI, che aveva incominciato con la Sanipoli che commentava la "grande notizia" dell'assenza di Rooney e Ronaldo, tenuti a riposo insieme a Evra e a Scholes da un Ferguson affatto preoccupato per la qualificazione.
Le sconfitte della roma, anche in contesti prestigiosi come questo, hanno sempre un sacco di responsabili extracampo: l'assortimento di nani e ballerine che, incapaci di qualcunque vergogna, rimpiangevano l'assenza der capetano contro chi non ha ritenuto neanche necessario sprecare le migliori energie per passare un turno scontato.
Un bel gol di Tevez e una lunga teoria di pallegol, a fronte di un rigore sbagliato.
Onore al merito di chi si è conquistato un posto in una recita importante, ma per noi sono solo le solite matte risate, sorry

6 aprile 2008

briefs

Air action vigorsol fa scoreggiare, vero. Ma quello che doppia la pubblicità dice chiaramente erection, e la cosa introduce una deriva viagrante. Presto ci sarà l'orso che fa prot mentre ciula. A proposito di pubblicità, la crema alle olive che dentro ci ha lo squalene e agisce come hydroterapia è spettacolare. Wikipedia dello squalene dice cose, ma è il suono che fa ride: a quando la pomata al vongolene? E il cozzene, ahò, altro che particella di sodio: Purfamm, la crema al topene senza cozzene. Vabbè, lasciam perdere. Ieri ho tentato la visita di Palazzo Farnese, c'erano tre milioni di persone là fuori. La cosa spettacolare era che molti avevano riparato e si erano messi in fila per visitare qualunque condominio affacciasse su Via Giulia: la signora Persichetti tentava affannosamente di risalire la fila che c'era davanti all'ascensore di casa sua, e tutti che si davano di gomito perché finalmente avrebbero visitato palazzo Persichetti. Vista l'antifona, abbiamo ripiegato su obiettivi alternativi: a San Luigi dei francesi a vedere la Vocazione di San Matteo ci stavano quattro persone in tutto. Ho visto una fila de monachelle nere che traversavano la Casilina, manco fossero processionarie. Il curioso è che era mezzanotte. Che stavano a fà le monache a mezzanotte sulla Casilina? Me lo chiedevo quando quello con la macchina davanti a me ha inchiodato manco avesse visto un gatto nero. Tutti suonavano, lui ha messo le quattro frecce, la retromarcia, nun se sa che cavolo voleva fà. Ho pensato fosse uno scongiuro, e me sò grattato pure io...

4 aprile 2008

shorts

E il brunello di qua, e la mozzarella di là. Non se ne può più. Sò certezze che s'incrinano, anche perché mi sa che la mozzarella di bufala un bel po' di diossina ce l'ha sempre avuta ed è sempre stata buona. Il brunello, poi... Albanese ha fatto la caricatura del sommelier in quel modo mica per caso. Mi ricordo che una volta servimmo a un mio amico suggestionabile una sigarettina rollata unta con un po' d'olio piccante spacciandola per chissà cosa, e il torolo che faceva uh, ah, ci ho le visioni.
Insomma, quando sai che dentro a una bottiglia c'è della roba buona e non ci capisci una beneamata, il brunello finto te lo ciucci. Mesi fa venne fuori che dei friulani contrabbandavano ciofeche per vinoni di stralusso in Germania, grassando bei baiocchi al crucco ignaro. E cavolo, ci sarà pure una differenza tra una ciofeca e un vinone, oltre al prezzo. Certo che c'è. Ad averci la forza di trovarla. Conosco uno che gli hanno rimpiazzato un vinello acido che beve sempre con un chianticello passabile, e si lamenta. Sai com'è, il vino del contadino dovrebbe essere buono, si dice. In realtà è una maialata in praticamente tutti i casi, ma se uno c'è affezionato hai voglia a cercare di convincerlo. Comunque dovevano essere shorts, ma mi sono fatto prendere la mano. Allora longs, e muoia l'avarizia.

3 aprile 2008

il vecchio del calcio


per DNews, su Marco Ballotta che compie gli anni.

1 aprile 2008

Corti

A Milano faranno l'expo. Se ne parlava oggi col capo per vedere se ci si poteva tirare su qualche soldo, ma il pessimismo impera, anzi, vedrai che aumenteranno i prezzi degli spazi della fiera.
A Rho dovrebbero fare una megatorre: wow. Me la immagino che s'infila nella nebbia come uno spinottone. Comunque l'esposizione internazionale ha il merito di aver resuscitato le Olimpiadi dando corpo al sogno decoubertiniano e anche alla torre eiffel, all'atomium, all'Eur. Ma lì niente esposizione, nel 42. Oggi in compenso nella downtown daa cristoforo colombo si espone qualche ucraina o nigeriana. Invece a Firenze dàlli al mendico: dice che una signora non vedente si sia inciampata e ferita per colpa di un poveraccio steso a quattro di spade che chiedeva l'elemosina. Una scena triste. Cioni non la tollererà ulteriormente e sottolinea le regole della convivenza e del decoro. Ma la cosa è un po' pesa, eh. Faustube è nato: si chiama Bertinet, prepara l'opposizione.