25 aprile 2008

Essere e non

Siamo ancora divisi, quasi 65 anni dopo. C'è chi inneggia alla resistenza e chi no, ma quello che tutti sappiamo, in fondo, è che si tratta di cose che non sono alla portata di una reale comprensione. Perché si trattava di scegliere di rischiare la vita per gli altri, per tutti gli altri. Che non è una scelta facile da prendere seduti, con le gambe sotto al tavolino, al caldo e col conforto di lavoro, amici, amore, eccetera. Allora bisognava spendersi per la libertà e non era cosa da tutti. E non tutti quelli che si spesero ebbero poi onori, ricompense, responsabilità. Molti cedettero il passo a chi non seppe lottare, ma risalì la fila riqualificandosi, inventandosi un passato di lotta e di coraggio. Tutti, c'erano, su quelle montagne. Dove in realtà erano pochi e soffrivano e rischiavano la pelle anche per gli altri. Così ci dividiamo tra la memoria "facile" e quella inesistente, senza ricordare che si tratta di gesti fatti rischiando il sangue proprio. Cosa che non è da tutti, ma solo di chi riesce a prendere le armi contro il proprio mare di guai. Non tutti sanno farlo, non tutti hanno saputo farlo.

Mauro Capecchi, sì. A lui, di cui ho avuto l'onore di conoscere la moglie e i figli, dedico questo piccolo pensiero.

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