29 febbraio 2008

Fate qualcosa

La storia di Gravina è talmente straziante che non riesco nemmeno a pensarci. Ma dico, accidenti a non so chi, ma a quel disgraziato che si trova in prigione con l'accusa atroce di aver ammazzato i figli, se è vero che questi poveri piccoli non sono stati uccisi, non ci pensa nessuno?
Accidenti, tiratelo fuori di lì. Non può stare in galera neanche un secondo di più.

26 febbraio 2008

leggendo qua è là (benedettiddio)

dalle slide della presentazione del programma del PD

"welfare universalistico"
"diritto dell'economia che liberi l'energie vitali"
"oggi serve un nuovo patto per la crescita della produttività totale dei fattori"
"no a spoils system e automatismi, si alle centrali d'acquisto"
"investire sugli insegnanti premiandone la loro carriera professionale il merito è l'impegno"
"migliorare il forfettone è garantire la non retroattività degli studi di settore"

a una prima lettura e senza entrare nel merito del significato, una manciata di erroracci e di imprecisioni che manco alle medie. E ho scremato...
C'è da stare allegri, neh

poi, internet

Mi ricordo che c'era un bel sole e venivo giù da Via Del Corso. Risalii verso Santi Apostoli, mi pare. Il posto era lì. C'era Agora che per quanto ne sapevo era internet. Io avevo letto qualcosa sulla stampa specialistica che mi arrivava in ufficio, roba tipo lineaEDP, News3x400 e che. Insomma, entrai e comprai questo set di librettini con una confezione deliziosa. Un tetrapak, come quello del latte, che si chiamava Internet. Dentro c'era tutto, pure un floppy per configurare il collegamento. Un mese gratis. Ho ancora il tetrapak (fa una figura bellissima in libreria) e a riguardarlo sembra passato tanto tempo. Invece stiamo parlando del 1995, massimo 1996. Iniziai di nascosto, al lavoro, con un modem a 14.4... era difficile far capire agli altri di che si trattava, come funzionava, a cosa serviva. E perché sarebbe stata una rivoluzione. Cercando sull'hard disk, ho ritrovato le mie prime paginette fatte in html nel 97. Roba rimasta sul mio pc. Nel 2000 feci il gran salto, arrivando a gestire un sitone come Lazionet. Non c'erano in giro cms, a parte i giornaloni in cui si cominciavano a buttare soldi sull'affare. La Gazzetta, Repubblica, il Nuovo, i NG e tutto il resto. Oggi che la pubblica amministrazione ha obbligato tutti a saltare il fosso, almeno per gli adempimenti amministrativi, si può dire che internet è un cardine fondamentale, uno strumento di lavoro essenziale. Nel frattempo ci si telefona, ci si scrive in tempo reale, ci si inseriscono contenuti con grande facilità e si fanno molte cose meglio, più velocemente e più economicamente. Insomma, finché il mezzo viene valutato per i vantaggi pratici che procura, no problem. Le questioni iniziano quando si va a pesare il fatto che attraverso internet passano contenuti più o meno originali, più o meno autoprodotti, più o meno esterni al sistema dell'informazione che non riesce a comprendere le peculiarità del mezzo. Così s'irride e/o si diffida, trascurando un'analisi profonda della situazione e della sua possibile evoluzione. Si sposta l'ago della bilancia da anni (dal primo giorno) dai tecnocrati puri a quelli che maneggiano i contenuti. Man mano che la tecnologia diventa più facile da maneggiare si supera il bisogno elementare del "tecnico". I tecnici non sono più un ostacolo per chi ha voglia di dire la sua o di mettere a disposizione degli altri un prodotto del proprio intelletto. Il rovescio della medaglia è che molta di questa roba non la vede nessuno. Ma a spostarsi irreversibilmente è la disponibilità della gente a esprimersi. In un luogo protetto, come può essere una community chiusa, o in un luogo aperto, come può essere un approdo nella blogosfera. Si parla, si dice. Ci si relaziona. E questo produce un cambiamento che, a valle, spazzerà via ogni resistenza. In questo, cambiando a sua volta. Il futuro non è quello che irrompe oggi, il futuro sarà quello che verrà fuori dal conflitto tra una società che resiste al cambiamento e una che il cambiamento lo porta avanti. Ogni giorno lo scenario cambia e il confine viene spostato un po' più in là, creando i presupposti per un cambiamento che domani sarà diverso ancora. Come un surf sulla cresta di un'onda che non sarà sempre la stessa.

attenti al video-vigilante

C’è un’insidia tutta particolare per le strade di Oklahoma City: si chiama Brian Bates, ha 38 anni e gira per la città con una telecamera in mano, immortalando comportamenti poco commendevoli di cittadini che mette poi alla berlina su internet, nella sua visitatissima pagina personale (johntv.com) ma anche su youtube. Vittime preferite, i clienti delle prostitute. Brian non si limita a filmare i malcapitati: quando può se ne fa beffe. “Se vi becca la polizia, il massimo che vi può capitare è di pagare una multa. Ma se vi becco io, siete condannati a vita”. Niente condizionale o sospensione della pena: i filmati che Bates mette in rete restano su internet a disposizione di tutti, facilmente reperibili attraverso qualunque motore di ricerca. Una gogna tecnologica in piena regola, che Bates sta trasformando in professione. L’accordo concluso con Youtube gli frutterà circa 70.000 dollari all’anno, ai quali si uniscono i proventi della partecipazione a un popolare TV show locale, oltre ai diritti per la proiezione degli spezzoni in televisione. Bates, che normalmente si guadagna da vivere vendendo agli avvocati la lista degli arrestati della sera prima, è uno dei tanti attivisti che usano la tecnologia a buon mercato per documentare comportamenti immorali e socialmente inaccettabili. Internet offre grandi possibilità per mettersi in evidenza: così Jimmy Justice, automobilista frustrato, mette alla berlina le infrazioni di quelli che dirigono il traffico e Gangbuster, ex marine californiano, documenta le malefatte di presunti gangsters. Non che sia sufficiente, la prova del video, a “incastrare” presunti delinquenti. Ma insomma, la gogna fa paura. Non per niente Bates, che tra le sue vittime annovera anche un prete “catturato” a bordo del furgone della chiesa, usa apostrofare le sue vittime con un eloquente “sei rovinato, amico”. Il successo di Bates si basa sul fatto che denuncia comportamenti sessuali riprovevoli dei cittadini, il che attira l’attenzione: basta guardare alle centinaia di migliaia di visualizzazioni dei suoi filmati su youtube. Bates, per soprannumero, ama condire i filmati con battute oltraggiose per aggiungere pepe alla pietanza. Indigesta, com’è giusto, per molti cittadini, che ritengono che la sua speculazione sia ben più sordida dei comportamenti che denuncia.

24 febbraio 2008

mi dispiace, ma


in casi come questo paga l'allenatore

23 febbraio 2008

sei parole



Il Galles non ci ha umiliato.

22 febbraio 2008

il futuro non è scritto


arriva il film di Julian Temple sull'adoratissimo Joe.
Lo dice Alberto Crespi, e chi sono io per contraddirlo?
Non vedo l'ora.

19 febbraio 2008

sono giorni

Se avessi conosciuto prima la soluzione della vietnamita che voleva andare a Parigi a rimorchio di Paul Berlin che mi ricorda a me che sono Roots il caro Steve Berlin, non mi sarei agitato tanto. Finire in un buco è un problema, per uscirne, però, basta finire fuori dal buco. Non tornare indietro ma andare avanti. Voilà. Un po' di buio, qualche ragnatela, qualche squitto di topo, un lombricaccio qui e là, ma si torna a riveder le stelle senza graffi e con prospettive rinnovate, mentre l'orizzonte muta e il monsone lascia posto al freddo, che però non riesce più a nasconderci che la primavera irrompe. Lo dicono sonni, cimurri e languidezze: siamo belli e abbiamo da sperarci in tutto. Passeggeremo per gli Champs Elysées e io le regalerò delle cose belle, perché Parigi è una possibilità. Più che mai.

14 febbraio 2008

trabajo

Ci sono quelle volte che non ci pensi su neanche un po', ma reagisci.
Domani si riparte. Un mese di grande reattività alle spalle, una settimana, l'ultima, che è stata quella del raccolto. Segno che i calci della vita fanno crescere.

11 febbraio 2008

the things they carried

Mi piace molto l'idea di descrivere le persone attraverso alcuni particolari. Tipo le cose che si portano dietro. E' qualcosa che viaggia su binari diversi, a seconda che si pensi a personaggi in cammino forzato, come dei soldati su un percorso in guerra, o piuttosto a persone che vanno verso la loro vita con fardelli che scelgono di portarsi dietro. Ma non parliamo soltanto di carichi esistenziali. Anche, per esempio, di tic e di modi di mettersi di fronte al mondo. Le maschere che ci mettiamo sono tante, ma quello che meglio ci descrive è il gesto che compiamo quando pensiamo che nessuno ci veda. Si dice che i gatti siano molto divertenti da guardare se non si rendono conto di essere osservati. E' vero. Io ho avuto diversi gatti e posso testimoniarlo. Se è vero che le persone sono quando non pensano, si può descriverle attraverso quello che si portano dietro a maggior ragione: perché spesso ci si caricano le tasche, quelle vere e quelle metaforiche, in momenti in cui si è soli e non si sta a pensarci troppo. Sarebbe bello imparare a descrivere la gente per quello che si porta dietro: siano bottiglie d'acqua e filo interdentale, preservativi, cingomme, penne biro masticate, mozziconi di matita dell'ikea, vecchie carte d'abbonamento scadute, occhiali rotti nel taschino, surrogati di aipod scarichi, bauli di tracotanza, capelli con le ritrose, psoriasi alle dita, mozziconi di sigarette, tende con picchetti e senza martello, dame di lacrime non versate, copertine di dischi di bowie con dentro ellepì di renato zero, carcasse di vecchie macchine, accendini scarichi, ricordi di calze strappate e di canzoni ascoltate nelle radio a valvole, facce di morti guardate mentre gli altri si muovono come se nessuno potesse ascoltarli o vederli. Come se il mondo non esistesse, fuori dal proprio stagno di veleno.

8 febbraio 2008

amici

Ho sempre frequentato un sacco di gente che ho considerato amica. E' facile, poi io sono uno che si fida per natura e di più ancora per esperienza. L'amicizia non è una faccenda di dare e prendere, piuttosto di accettare, credo, o comunque di essere insieme agli altri, lasciando che siano. Non so se riesco a dire bene. Non credo sia amicizia aspettarsi cose dagli altri, ma non è importante, nel senso che i comportamenti scorretti producono, poi, risultati più avanti. E la situazione dei rapporti che hai, nel suo divenire, ti dà anche la misura di quanto siano state giuste o sbagliate le tue scelte, fermo restando il fatto che si cammina da soli, o in parallelo con altri, semmai, per tratti limitati più o meno. Così ho perso di vista persone che amavo e che amo tuttora, ma anche gente la cui compagnia non si è rivelata buona, per me. Il fatto che questa gente si comporti nel modo più sordido può essere una conferma, ma non mi servono conferme. I gesti che uno fa servono a qualificarne la natura, e ognuno sa quello che fa. poi se la può raccontare come vuole, ma sono inganni stupidi: perché rispondiamo di noi in primis a noi stessi.
Io vado avanti, come sempre. Per chi trovo apparecchio la tavola, e ho casa sempre piena di gente. Chi non c'è o non c'è più, avrà trovato di meglio da fare: non chiudo rapporti senza aver aspettato a lungo, prima, che se ne determinino le condizioni. Certa gente è stata abbondantemente avvertita, ma ha insistito in atteggiamenti che non vanno bene col sottoscritto. Che è persona seria e merita rispetto. Se non ne trova chiude, e lo fa per davvero. Ma non come si faceva da bimbi, mi hai fatto questo e non ti parlo più. No. Perché con gli amici si sta per starci bene e lo si fa volontariamente, senza costrizioni. E questo è il mio modo di fare. Chi ha bisogno di me sa dove trovarmi, c'è gente per cui ci sono e ci sarò sempre. Ma non per tutti. Per quanto mi riguarda, in genere non chiedo niente a nessuno. L'ho fatto quando mi sono sentito in gravi difficoltà e ho trovato più o meno risposte più o meno utili. Mi piace prendere solo quello che mi si dà volentieri. Ciò non significa superbia o che: semplicemente è che io devo andare avanti e fare le mie cose, e cerco di non dipendere da nessuno. Ma nessuno nessuno. Proprio nessuno.

Una svolta dopo l'altra

Ecco la nuova discesa in campo: stavolta Silvio si presenterà come Popolo delle Libertà. Insieme a Fini. AN e FI abbrancicate.

Il 27 gennaio del 1994 Panebianco commentava così la prima discesa in campo... non che ci prendesse, ma chi parla prima merita rispetto.

7 febbraio 2008

cinque anni fa

Scalfaro: la politica si vuole vendicare sui magistrati

l'archivio del corriere.it dice che non è che siano cambiate troppe cose, nel frattempo

twit centro sinistra

irresistibile

quattro

Era un giorno come oggi: c'era il sole, faceva quasi caldo. Avevamo deciso che in fin dei conti ci si poteva anche vedere, una volta, invece di mandarsi un saluto simpatico ogni tanto. Da mesi, ogni tanto oh, ciao, ciao, eh, la serie A, le cose, hai visto, siamo nati lo stesso giorno, ma io qua e tu là, eh, sì. Bastava proprio poco, ma bisognava essere pronti, in qualche modo. Quel giorno eravamo pronti, e nessuno se n'è andato più via. Non si poteva, dopo quello che avevamo scoperto esistere, a portata di mano. Non tenevamo un blog per rimorchiare, o comunque fosse non era via blog che ci saremmo rimorchiati, dopo otto mesi di sorrisi virtuali. Ogni volta che sento quelli apocalittici del mezzo che aliena e dei rapporti di persona che levete sorrido. C'è sempre un modo per cominciarli, quei rapporti di persona. Il curioso è che tutti e due abbiamo smesso di aggiornare il blog per un sacco di tempo, dopo aver fatto conoscenza. Se penso a come si sono combinate le cose, mi viene da ridere: per quanto possa cercare di immaginarne uno, non mi viene in mente un altro modo con cui avrei potuto incontrare la persona con cui ho deciso di passare la vita. Szymborska compresa. Oggi fa quattro anni, sembrano pochi, ma sono tanti, soprattutto se te li sei goduti minuto per minuto.

invidia

sono uscite le figurine del Siena

4 febbraio 2008

La chiesa è amore

lo dice Gilioli.
Dagli torto

Divento star wars

Il mio nome-starwars è Anfpa. Anfpa Carom.

3 febbraio 2008

el dindondero



Ho visto su La7 un paio di quei bei programmi che ripescano materiale da archivio e raccontano storie dell'Italia degli anni 60 e 70, con un occhio al costume e qualche testimonianza raccolta tra la gente. Oggi ce n'era uno condotto da Camilleri che era straordinario, parlava di dialetti e offriva momenti di grande simpatia, raccontando cose che si potevano toccare con mano fino a poco tempo fa (anche oggi, da qualche parte, c'è gente che parla italiano poco e male).
Stasera ce n'era un altro che faceva una carrellata veloce sul boom e sulle evoluzioni successive, fino all'affacciarsi degli anni 80, sempre cucendo materiale televisivo di grande interesse.
Vedere gente semplice che diceva cose semplici, con grande candore, oltre a mollarmi il flashback della-serie-come-siamo-diventati-vecchi, mi restituisce quell'idea di fondo di italiani brava gente che questi tempi arcigni e canaglieschi hanno mandato definitivamente in soffitta.
Ma ci stanno sempre i caroselli per consolarsi.

sull'idea di agenda dei cittadini

secondo me orientalia4all ha ragione quando dice:
Ora vorrei associarmi all'idea di Luca De Biase di "un'agenda dei cittadini fatta dalla conversazione dei cittadini" (...) L'idea è che anche in piccolo l’informazione che emerge dal medium che stiamo costruendo in rete, coi nostri siti e i nostri blog, influisce sull’agenda politica del paese.

a parte tutte le perplessità e le curiosità che esprime, che in parte condivido e in parte non mi appassionano.

Il punto che trovo "forte" nel ragionamento di De Biase, però, è questo:
Mi spiego meglio: il tema è fare emergere un medium che solo per il fatto di esistere trasforma il potere attualmente assoluto dei media gerarchici in un potere relativo. Per riuscirci deve essere consapevole di questa sua funzione. E quindi qualcuno la deve pur dire.

E' importante che lo si dica al di là del fatto che ci si trovi tra persone che sanno che un'influenza anche minima l'insieme dei blog la esercita.
Un'altra cosa di De Biase cito:
il tema è fare emergere un medium che solo per il fatto di esistere trasforma il potere attualmente assoluto dei media gerarchici in un potere relativo.

Questo è vero, secondo me, e viene prima di qualunque attività si possa fare, a valle, per usare quella piccola parte di potere relativo che si va a costituire.
Per il resto, su quali blog (o gruppo di essi) possano orientare l'agenda, si sa che la mappa dei blog influenti italiani è circoscritta a pochi nomi, al massimo qualche decina. Questo per via della struttura e della storia della rete dei blog e anche per la sua autoreferenzialità. Però l'emergere di una discussione come questa porta delle modificazioni a questo equilibrio, che di per se è dinamico, secondo me, e perciò suscettibile di mutamenti.
Sarebbe interessante andare a sentire di che si parla a stateofthenet, se Udine non fosse troppo lontana...

1 febbraio 2008

next revolution


chi s'inventa un algoritmo di compressione per la munnezza?

Revolution


(nella foto, una roba compressa e degradata)

La creazione dell'mp3 fu rivoluzionaria perché consentì un'enorme compressione dei file audio senza una perdita significativa di qualità. In un cd la quantità di musica registrabile in mp3 è superiore di 7/8 volte. Questo perché (semplificando), furono scartate dalle registrazioni digitali le parti non percepibili dall'orecchio umano. La nuova legge sui diritti d'autore dice che "È consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro". Dunque, a parte le limitazioni riguardanti l'uso, sembra proprio che l'mp3 rientri nella categoria individuata dalla legge. Meglio. Che sia un esempio perfetto di musica a bassa risoluzione o degradata. Emmò?
(se ne parla ovunque)

febbraio


Da febbraio mi aspetto molto, quest'anno.
E' bisesto come quattro anni fa, in cui a febbraio arrivarono grandi fortune.
Mi aspetto di riuscire a non farla stare in pena, per esempio.

insomma


la verità è che non esiste un cazzo di oggettivo, al mondo, o quasi