26 febbraio 2008

poi, internet

Mi ricordo che c'era un bel sole e venivo giù da Via Del Corso. Risalii verso Santi Apostoli, mi pare. Il posto era lì. C'era Agora che per quanto ne sapevo era internet. Io avevo letto qualcosa sulla stampa specialistica che mi arrivava in ufficio, roba tipo lineaEDP, News3x400 e che. Insomma, entrai e comprai questo set di librettini con una confezione deliziosa. Un tetrapak, come quello del latte, che si chiamava Internet. Dentro c'era tutto, pure un floppy per configurare il collegamento. Un mese gratis. Ho ancora il tetrapak (fa una figura bellissima in libreria) e a riguardarlo sembra passato tanto tempo. Invece stiamo parlando del 1995, massimo 1996. Iniziai di nascosto, al lavoro, con un modem a 14.4... era difficile far capire agli altri di che si trattava, come funzionava, a cosa serviva. E perché sarebbe stata una rivoluzione. Cercando sull'hard disk, ho ritrovato le mie prime paginette fatte in html nel 97. Roba rimasta sul mio pc. Nel 2000 feci il gran salto, arrivando a gestire un sitone come Lazionet. Non c'erano in giro cms, a parte i giornaloni in cui si cominciavano a buttare soldi sull'affare. La Gazzetta, Repubblica, il Nuovo, i NG e tutto il resto. Oggi che la pubblica amministrazione ha obbligato tutti a saltare il fosso, almeno per gli adempimenti amministrativi, si può dire che internet è un cardine fondamentale, uno strumento di lavoro essenziale. Nel frattempo ci si telefona, ci si scrive in tempo reale, ci si inseriscono contenuti con grande facilità e si fanno molte cose meglio, più velocemente e più economicamente. Insomma, finché il mezzo viene valutato per i vantaggi pratici che procura, no problem. Le questioni iniziano quando si va a pesare il fatto che attraverso internet passano contenuti più o meno originali, più o meno autoprodotti, più o meno esterni al sistema dell'informazione che non riesce a comprendere le peculiarità del mezzo. Così s'irride e/o si diffida, trascurando un'analisi profonda della situazione e della sua possibile evoluzione. Si sposta l'ago della bilancia da anni (dal primo giorno) dai tecnocrati puri a quelli che maneggiano i contenuti. Man mano che la tecnologia diventa più facile da maneggiare si supera il bisogno elementare del "tecnico". I tecnici non sono più un ostacolo per chi ha voglia di dire la sua o di mettere a disposizione degli altri un prodotto del proprio intelletto. Il rovescio della medaglia è che molta di questa roba non la vede nessuno. Ma a spostarsi irreversibilmente è la disponibilità della gente a esprimersi. In un luogo protetto, come può essere una community chiusa, o in un luogo aperto, come può essere un approdo nella blogosfera. Si parla, si dice. Ci si relaziona. E questo produce un cambiamento che, a valle, spazzerà via ogni resistenza. In questo, cambiando a sua volta. Il futuro non è quello che irrompe oggi, il futuro sarà quello che verrà fuori dal conflitto tra una società che resiste al cambiamento e una che il cambiamento lo porta avanti. Ogni giorno lo scenario cambia e il confine viene spostato un po' più in là, creando i presupposti per un cambiamento che domani sarà diverso ancora. Come un surf sulla cresta di un'onda che non sarà sempre la stessa.

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