31 ottobre 2007

Halloween

Partita per nostalgia e tornata per business, Halloween, sembra, affonderebbe le radici in antiche celebrazioni, dal capodanno celtico a non so che. Anche se rappresenta un business per i coltivatori di zucche e per i produttori di costumi e dolcetti. Fa sinceramente ridere la preoccupazione delle tonache su Halloween che avvicinerebbe i giovani all'occultismo. Più che altro all'obesità. E lasciate stare i gatti neri.

Accerchiamoci!

Il nuovo accordo sui diritti tv distribuisce la ricchezza a disposizione delle società di calcio in modo infinitamente più equo, creando delle buone opportunità per chi sarà in grado di sfruttarle. Un taglio del 10% ai riccaccioni, un puntello sostanzioso ai poverini, un incremento del 15% degli introiti della Lazio finanziato completamente dal taglio inflitto ai romanisti. Sul fronte del doping amministrativo, multata la Roma e assolta la Lazio. Ho visto all'opera strategie d'annientamento più taglienti e mafie più determinate a papparsi tutta la ciccia attaccata all'osso.

silly thing

PD: GASPARRI (AN), DA PARTITO DEMOCRATICO A SOVIETICO
Festa cinema. Gasparri: Veltroni-Ceausescu, campione cinismo
"e' stata cancellata una irresponsabile iniziativa della sinistra per mettere sotto processo in Parlamento le forze dell'ordine. I violenti del G8 vanno ricercati tra i gruppi di estremisti, non tra chi indossa la divisa"
(secolo XIX)

30 ottobre 2007

ai tempi miei

certe professoresse non c'erano

29 ottobre 2007

La via dei pellegrini è lunga


Dillo a noi, che ci passa sotto casa...

piovono piastre. Di merdra.

Per il corno della mia pancia! Il re di Polonia Lotitsky crede che noi qua siamo fessi, ma che! Pronti invece a mangiargli le onecchie! Ci basta poco, un'intercettazione vecchia come madre ubu, un'altra che non c'entra un pittolo e alé! Phynanze! Salsiccia tutti i giorni! Corona di salsicciotti e trono! M'arricchisco, per la mia candela verde! Ah, vedeste come se le danno, i laziali. Mi credevo che non mi bastassero, i palotini. M'arrabbiavo con Cotice e Pile, li avrei decervellati volentieri. Invece no! Il laziale si accerchia da solo! Basta uno sgub, una piastra di merdra e il gioco è fatto! E che gioco, corno panciolino! Basta un niente, il soffio puzzolente di una cacchina vecchia! Il conte di Vitepsk Previtsky che chiama il re di Polonia e dice: Corno panciolino! Che mio figlio giochi o saranno storie! Trippe! Vi muoverò guerra con tutte le truppe del barone Diarrosky! Vi porterò via il regno e il cavallo da phynanze! E tutti con l'elmetto, lo sapevo! Non per niente m'arricchisco, mortadella mia! Come se una telefonata di Previtsky fosse una macchia di merdra, o peggio una palla di fuoco! Prepariamoci al decervellamento, questa è la mira: e il trono di Polonia sarà mio. Ah, quando lo racconterò a quella stregaccia di madre ubu...
(esce soddisfatto)

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Lo sgub di Repubblica sulla telefonata di Previti è il nulla. Non significa niente: il padre di un ragazzino delle giovanili che chiama e chiede che si faccia giocare il figlio. Situazione classica. Un altro lo mandi in culo, a Previti se sei Lotito gli fai buon viso. Ma il regazzino non ha mai giocato e patetico è il mirror climbing degli scuppers, che vogliono disegnarlo come una macchia sul grembiule di Lotito. Una campagna di dubbio gusto, a metà tra lo strapaese prederby e lo scandalismo di quart'ordine, visto che è a scoppio ritardato. Piuttosto si nota la facilità con cui si può far alzare la canizza nel mondo Lazio: l'omologazione da curva da una parte e la sindrome d'accerchiamento dall'altra si possono alimentare praticamente con il nulla. Mentre s'ingrossano le fila di chi può avee un aggio dallo scivolone lotitiano...

26 ottobre 2007

gli stipendi non crescono


Benché il ragionamento di Draghi sugli stipendi che non crescono abbastanza sia semplice e facilmente riassumibile in efficaci messaggi, difficilmente lo si sente fare. Strano (a parte le discussioni a margine delle trattative sindacali) che non ci sia chi sottolinei adeguatamente una situazione che penalizza fortemente lo sviluppo del nostro paese, insieme all'altro fattore critico che sta di fatto imponendo il regresso sociale a una larghissima parte di cittadini in gran parte giovani, che è quello del livello fuori controllo dei prezzi delle case. Il basso potere d'acquisto non riguarda tutti, ma è certamente un frutto avvelenato della flessibilità, usata per demolire il potere contrattuale di diverse categorie. Situazione che ha tenuto ancorati in basso gran parte dei dipendenti salariati, che hanno visto ridursi fortemente il proprio potere d'acquisto. Quindi non è per inerzia che si deve applaudire l'intervento di Draghi (quasi tutti pensano di guadagnare meno di quanto meritino) ma proprio perché è una sottolineatura importante di una situazione che coinvolge una fetta cospicua e crescente della struttura sociale italiana, che vede da anni assottigliarsi il ceto medio, a fronte dell'allargamento delle fasce meno protette della popolazione e per effetto di una fortissima polarizzazione dei redditi. Pochi crescono tanto, troppi segnano il passo. Bisogna dirlo, parlarne di più. Di continuo, perlomeno quanto si parla di pensioni, per esempio.

dietrologismi

Volendo fare un antipatico esercizio di dietrologia, si nota una curiosa coincidenza: il tiro a segno su Prodi ha avuto una certa accelerazione dopo le primarie del PD. Ognuno di quelli che doveva battere di cassa ha tirato la sua saccagnata. Strano e sicuramente falso, ça va sans dire, è una banalizzazione banalotta…

25 ottobre 2007

Che tempi

L'editore di Libero si sta comprando l'Unità

22 ottobre 2007

sputnik

Stasera ho visto uno spezzone di Voyager, il programma Rai di quel tizio che prima faceva un programma uguale per TMC (Stargate?) tirando su la pagnotta tra cerchi nel grano, santi graal e omini verdi. Oltre a rincontrarci il vecchio John Titor, che ha accumulato negli ultimi tempi un bel po' di predizioni scazzate, vivaddio e grattandose li mejo per quelle ancora da verificarsi, il servizio che mi ha attratto era quello sui due spennacchiotti geniali che nei primi anni '60 a Torino ascoltavano le trasmissioni radio degli astronauti russi. Roba vera, stavolta, ciccia che si tocca con mano, mi ricordavo che ne aveva diffusamente parlato Gianluca Nicoletti ai tempi del Golem radiofonico. Procedendo per cortocircuiti, i nomi di Gagarin, della Tereschkova e di Laika fanno fare il sussulto ancor oggi. Erano personaggi conosciutissimi, in tempi controversi. Da una parte la guerra fredda col suo carico di pratiche mostruose, dall'altra un certo grado d'ingenuità della gente, resa cinica, oggi, dall'eccesso di eliminazione di veli che ha spianato la strada al complottismo più sbracato. Vabbè, quello che volevo dire è che l'idea di Laika che parte per lo spazio, per tacere del compagno Yuri, mi ha sempre affascinato e mi ha costretto a pormi un mare di domande alle quali, bambino, non trovavo risposta. Non che abbia fatto sti gran passi avanti. Ma i Gagarin oggi non ci sono più, e sono sogni in meno. Sfortuna. Per riconsolarsi, ci si attacca a John Titor e al suo epigono Ethan. Io non ho mai capito, però, com'è che fecero gli americani a sorpassare i russi nella corsa alla luna...

idea

e se ce la prendessimo pure noi, con i curdi?

21 ottobre 2007

La "Cosa Rossa"

Comunque bisogna che si sbrighino: le poltrone sò contate, chi dorme non piglia pesci.
Non sia mai che il PD lasci tutta sta gente a becco asciutto...

Contro il precariato dei sogni

Riflettendo cinque minuti sull'enorme regresso di garanzie comportato dal ricorso alla flessibilità per migliorare la situazione dell'occupazione in Italia, va detto che in parte il regresso è dipeso dall'uso distorto che molti "beneficiari" (mi riferisco ai datori di lavoro) hanno fatto di quel pacchetto di norme, messo insieme con finalità probabilmente diverse da quelle che si sono realmente raggiunte. Il che riguarda, ovviamente, anche il Pacchetto Treu che della Legge 30 è il progenitore sfigato. Ciò detto, non mi pare che ci sia stato progresso nemmeno nelle rivendicazioni, da parte della piazza. Forse ci si rimodula al ribasso, visti i tempi bui. Come si fa con una piazza che rivendica il diritto della gente a vivere di espedienti e senza speranza per il futuro, o peggio vittime di discriminazione razziale? Chi gli spiega che volare alto e chiedere la luna significa attestarsi ben oltre con le rivendicazioni? Che la casa non è di chi è in grado di prendersela alla faccia della Legge? Che il lavoro è un diritto, e che lavare i vetri ai semafori non è un lavoro? Una volta essere di sinistra significava aspirare a un livello di vita migliore per le parti più deboli della società, oggi sembra che si lotti per farle restare nella melma in cui si trovano.

Ambiguità e piazza

"Non credo che il corteo di oggi sia contro Prodi e nemmeno contro Veltroni. Però i due sono dei moderati, mentre oggi la massa di popolo vuole un cambiamento profondo e di sostanza. Quanto più si rafforzerà questo movimento tanto più Prodi potrà fare qualcosa di buono".


Queste parole le ha dette Pietro Ingrao. Leggendo in giro è tutto un coro di esortazioni (a cominciare da Giordano) al governo ad andare avanti con l'attuazione del programma. Tutto molto bello, costruttivo, democratico. Quello che non si spiega è il livore che si percepisce in giro, e che risulta chiaro a leggere siti e blog dove si esprimono persone che hanno manifestato, a me sembra, a partire da uno stato d'animo meno benevolo verso Prodi e il suo governo. Insomma, si continua a percepire una forte critica distruttiva da parte della base dell'autoproclamata unica sinistra italiana, che marcia verso la costituente della cosa rossa con all'ordine del giorno la sostanza, innanzitutto. Tipo eliminare falce e martello dai simboli. Insomma, niente di nuovo sotto il sole: ambiguità e demagogia, insieme al desiderio di riunire ciò che in più circostanze si è provveduto a frammentare. Quelli che hanno "usato" una manifestazione dagli alti scopi dichiarati per insolentire CGIL, Prodi e compagnia erano stati avvertiti? Oppure, magari, se li sono inventati i giornali...

18 ottobre 2007

Eroi di cartone

Quando era inverno si usciva, dopo pranzo, tutti e quattro in giro. Al prato mia madre faceva la cicoria, noi giocavamo a qualcosa. C'erano spiazzi a sterro dove si giocava a pallone, ogni tanto me li sogno ancora. Prima, molto prima che incominciassero i cantieri del Casilino 23. Una volta ci portammo il gatto, avevamo paura che si perdesse, lui era felice come una pasqua. Mi chiamarono certi che gli cadeva di sotto il pallone, lo intercettai con un bel colpo al volo, mi ricordo ancora l'applauso. Si tornava presto, prima che facesse buio. E c'era la tivù dei ragazzi con gli eroi di cartone, cartoni di gatto silvestro e bugs bunny, con la strepitosa sigla finale di Lucio Dalla, che ancora me la ricordo. Si faceva la condensa sui vetri, con la stufa accesa e i pop corn fatti nella padella, o le castagne e le noci del paese. Io spannavo i vetri e mi perdevo a fantasticare sulle luci delle macchine. Pensavo a chi potesse esserci dentro, a dove potesse andare. Impazzivo quando pioveva e le luci si proiettavano contro le gocce d'acqua e le ruote schizzavano passando dentro ai pantani. La notte si sentiva il tram che passava, anche se era lontano. Mi sembrava che chi ci stava sopra avesse una gran fortuna, vedevo sempre i fattorini con i biglietti diversi per prezzo e per colore. E non sapevo cosa sognare per me, cosa sperare di poter fare da grande. Ma anch'io stavo davanti a Charlie Brown.

17 ottobre 2007

Il Nobel per il razzismo

Ecco, ci mancava l'affermazione categorica secondo la quale i neri sarebbero meno intelligenti dei bianchi. A farla, poi, è un premio Nobel che sembra non sia nuovo a queste uscite. Disgustorama.

gossip

Che poi, a pensarci bene, è proprio vero che si crede più al gossip che alla verità, anche se dicono gli esperti che il 95% della vox populi ha fondamento nella realtà.
Io non ci credo. Ma spesso succede il contrario

16 ottobre 2007

hopini


Hopini si chiama come un villaggio indiano, ma è molto più antica. Un pugno di case allungate su una collina, con una chiesa dove accadono cose curiose, prati verdissimi, un parco che levati, una quercia su tutte, dei fagiani, qualche bottino e uno storico tenditoio. Lo spedale e la salita del maremmano triste, la civetta erotica, il fico eroico, il cane grattanaso e il circolo. E potrei continuare. Un mondo a parte, ma piccolo, che dentro googlemaps si vede appena appena. Ci si sta bene, col camino acceso e la finestra che guarda Brolio, il Chianti e la clinica per vecchi cosmonauti. Casa.

16 ottobre 1943


Alle 5.15 del mattino le SS opportunamente informate e guidate dai fascisti romani invadono le strade del Portico d’Ottavia e rastrellano 1024 persone, tra cui piu' di 200 bambini.
Due giorni dopo, alle 14.05 del 18 ottobre, diciotto vagoni piombati partiranno dalla stazione Tiburtina. Dopo sei giorni arriveranno al campo di concentramento di Auschwitz in territorio polacco.

Solo quindici uomini e una donna (Settimia Spizzichino) ritorneranno a casa dalla Polonia. Nessuno dei duecento bambini è mai tornato.


Noi non dimentichiamo.

Settimia Spizzichino (da "Gli anni rubati")

"Fummo ammassati davanti a S. Angelo in Pescheria: I camion grigi arrivavano, i tedeschi caricavano a spintoni o col calcio del fucile uomini, donne, bambini ... e anche vecchi e malati, e ripartivano. Quando toccò a noi mi accorsi che il camion imboccava il Lungotevere in direzione di Regina Coeli... Ma il camion andò avanti fino al Collegio Militare. Ci portarono in una grande aula: restammo lì per molte ore. Che cosa mi passava per la testa in quei momenti non riesco a ricordarlo con precisione; che cosa pensassero i miei compagni di sventura emergeva dalle loro confuse domande, spiegazioni, preghiere. Ci avrebbero portato a lavorare? E dove? Ci avrebbero internato in un campo di concentramento? "Campo di concentramento" allora non aveva il significato terribile che ha oggi. Era un posto dove ti portavano ad aspettare la fine della guerra; dove probabilmente avremmo sofferto freddo e fame, ma niente ci preparava a quello che sarebbe stato il Lager".

la storia del bue che dice cornuto all'asino

La storia del giudice americano che non concede l'estradizione per il mafioso perché l'Art. 41 bis gli sembra troppo somigliante alla tortura è grottesca, come minimo. Anche peggio, in un certo senso, di quella del giudice che accorda le attenuanti all'assassino per il fatto di essere di origine sarda.

14 ottobre 2007

Tre milioni di dubbi

Contro le certezze dell'antipolitica che si autodefinisce tale e di quella che tale è, ma che ama definirsi "sinistra" (anzi, "l'unica sinistra in Italia", per riprendere una frase del barbuto segretario del partito di quelli che sbagliano sempre gli altri). Tre milioni di teste confuse, forse, visto che il voto registrato al referendum sul welfare ha visto l'80% della gente votare sì in preda ad allucinazione collettiva alimentata dall'omologazione e dal bombardamento massmedio e logico. Ora il Paese dei Tafazzi, quello che sembra addirittura apprezzare, certo col naso turato, certe prerogative di chi governa, dice che tutto sommato il PD gli sembra meritevole di qualcosa. Perlomeno del contributo minimo di un euro. Paresse poco. Domani leggeremo le solite dichiarazioni di quelli che hanno sempre le mani pulite, non perdono e non sbagliano mai, quelli che hanno un solo vero nemico che non sono i fascisti, anzi.
Scuoteranno il capo e si diranno che il popolo bue non è ancora pronto a recepire certe idee, forse. Se almeno questo soggetto neonato che balbetta servisse a togliersi dai coglioni certo ciarpame, questo 14 ottobre sarebbe stato un grande giorno per davvero...

76% a Veltroni, che era scontato.

Back Rome


Che certo nun po' esse cambiata in tre settimane, co la ggente in giro pe' Centocelle, lo stereo a palla coll'ippoppe, er braccio a pennolone fori dala machina, chettoodicaffà. Doppie file, sgommate, schiamazzi, palestrati, capezze, lampade e pupattòle, serenate de papà, monnezza e tutto come al solito, insomma.
Era da tempo, però, che non ci stavo rilassato come stavolta, un paio di giorni a casa a fare pacchi e a sistemare cose e in giro a piedi. Votato, preso il caffè da Orazio, magnato le lasagne de mamma e ripartito. Se sta mejo qua. Il viaggio d'andata s'è fatto zigzagando tra torpedoni di fasci travestiti in gita. Molti veneti, da Padova e Rovigo, poi Monza, Valtellina eccetera. Che brutti. Intanto ho fatto scorta di guanciale...

11 ottobre 2007

Prosperavamo

Ci sono delle cose che tornano in mente, a un certo punto, chissà perché. Facce che uno ha incontrato, gente con cui si è divisa qualche cosa e che chissà dov'è finita, tanti anni dopo, e che cosa ha fatto, nella vita. Prosperi era un mio compagno-fan che avevo alle elementari. Era piccolo, aveva una certa bazza quadrata, che a Roma definivamo più propriamente scucchia, e rideva molto, oltre ad avere una discreta venerazione per me. Non sopportava Mennini, che prendeva più dieci di me. Una volta mi vergognai molto perché si misero in due a fare la sfida con i nostri quaderni, sfida che io perdevo nettamente perché quell'altro prendeva più dieci di me. Il fetente. E poi era pure della roma. E il poro Prosperi rosicava. Cambiai classe un paio di volte, alle elementari,perché mia madre mi piazzava come gli veniva meglio per andare a lavorare. Così in seconda e in quarta cambiai maestra, spostandomi di turno e intercettando la possibilità di andare al doposcuola. Anche lì c'era qualche tipo curioso. Tre ragazzini che erano nati in Francia (Romeo, Roberto e Josette, ragazzina ricciola che faceva dei pipi con il pongo) ed erano tornati in Italia. Un altro, invece, stava per migrare verso Campobasso. Si chiamava Di Pietro, andavamo molto d'accordo. Oggi mi è venuto in mente lui.

Al voto, al voto

Il PD è comunque una novità. Lo fa notare Michele Serra, sull'amaca di oggi, e dice che la gente dovrebbe essere contenta del fatto che qualcosa di nuovo accade, ferme restando le posizioni di ciascuno. E (concordo) che la gente dovrebbe accantonare quest'atteggiamento di disincanto ostentato, di cinismo "di massima". La gente ha paura di fare la figura dell'anima candida, di quello che "dorme da piedi". E questo è uno dei motivi per cui è difficile avere dei politici migliori in questo paese. Ci sono dei valori precisi in cui le persone si riconoscono. Valori che determinano il voto, anche. Da noi si sceglie sempre il più paraculo. Ora, di facce paracule tra i candidati non ce n'è. Luogo comune vuole che Valterino sia tale, e perciò il suo consenso cresce. Vorrà dire che sarà Veltroni, forse, a mettere insieme le preferenze per il candidato più paraculo e per quello più rassicurante. Vedremo come andrà a finire...

9 ottobre 2007

Portelli e l'antipolitica

Qui il suo intervento.
Ne cito un passo.

Tutte le domeniche allo stadio l’altoparlante ripete che sono vietate espressioni riconducibili a propaganda politica. Ecco, secondo me l’antipolitica è questa: una politica che siccome non ha il coraggio di distinguere le manifestazioni di propaganda fascista e chiamarle col proprio nome, finisce per vietare tutto, e per scoprire poi che dentro e intorno allo stadio sono rimasti a muoversi e a parlare proprio solo i fascisti. Mi pare una metafora di tendenze più generali. Una politica che considera nemico o sospetto chiunque parli fuori di sé finisce per lasciare la voce solo agli umori peggiori – alle grida di pena di morte, di Rom in galera, di sacri confini, di “tutti ladri e tutti corrotti” che non è antipolitica ma solo quello che di peggio la politica ha prodotto nel corso della nostra storia.

6 ottobre 2007

La quinze brigada

Viva la Quince Brigada,
rumba la rumba la rumba la.
Viva la Quince Brigada,
rumba la rumba la rumba la
que se ha cubierto de gloria,
¡Ay Manuela! ¡Ay Manuela!
que se ha cubierto de gloria,
¡Ay Manuela! ¡Ay Manuela!

Luchamos contra los moros,
rumba la rumba la rumba la.
Luchamos contra los moros,
rumba la rumba la rumba la
mercenarios y fascistas,
¡Ay Manuela! ¡Ay Manuela!
mercenarios y fascistas,
¡Ay Manuela! ¡Ay Manuela!

Solo es nuestro deseo,
rumba la rumba la rumba la.
Solo es nuestro deseo,
rumba la rumba la rumba la
acabar con el fascismo,
¡Ay Manuela! ¡Ay Manuela!
acabar con el fascismo,
¡Ay Manuela! ¡Ay Manuela!

En los frentes de Jarama,
rumba la rumba la rumba la.
En los frentes de Jarama,
rumba la rumba la rumba la
no tenemos ni aviones,
ni tanques ni cañones,
¡Ay Manuela!
no tenemos ni aviones,
ni tanques ni cañones,
¡Ay Manuela!

Ya salimos de España,
rumba la rumba la rumba la.
Ya salimos de España,
rumba la rumba la rumba la
a luchar en otros frentes,
¡Ay Manuela! ¡Ay Manuela!
a luchar en otros frentes,
¡Ay Manuela! ¡Ay Manuela!

5 ottobre 2007

le rose che colsi


Pasquale passava la mattina presto, con un furgoncino 850 grigio tutto sfasciato. Il socio, Babbo, ci aveva er dumila dell'Alfa. E sgommava e scoattava come che. Si saliva dentro in quanti si era, cinque o sei, e ci si accucciava per terra alla meglio. Il tragitto era da Centocelle all'Acqua Santa, o a Porta San Sebastiano. Al massimo a Caracalla. Ci mollava lì, il sabato tutto e la domenica mezza. I fiori erano già sul posto, con un altro paio di tizi che ce li avevano preparati. Cinque rose mille lire. All'epoca il semaforo era terra vergine, c'era solo qualche zingaretto che ne faceva di tutti i colori, precorrendo i tempi della pulitura dei vetri e infilando la testa nell'acqua ghiacciata in cambio de mezza piotta, al cambio dell'epoca 50 lire. La tattica era facile. Scattava il rosso, scattava il giovane ammiccante con le rose rosse, fino a che non si rifaceva verde. Sola e tacchi, bel tempo (erano le vacanze estive), otto sacchi al giorno più qualche extra: una mancia, un finto sconto che uno non faceva ma si tratteneva. Si arrivava a diecimila. La domenica pagata doppia, cioè dieci sacchi per mezza giornata. Ero un bel regazzetto biondo, fio de mamma, e le signore me compravano le rose. "Mejo che annà a fà gli scippi" dicevano, bontà loro. Gli altri erano lì, chii capelli ossigenati e li zoccoli bianchi all'olandese. Io staccavo e annavo a corre a Caracalla. Pensando a Coe, che sicuramente odiava i fiori come me. Un giorno mi feci male, ma non me ne accorsi. La gimkana sul sanpietrino dell'850 furgonata si complicò, da dentro non si vedeva niente, er matto inchiodò, io caddi pesantemente giù dal gradino battendo L5 S1. Fino a farmi una ferita, non seria ma insomma. Vent'anni dopo ci si chiedeva se non fosse stata una botta la responsabile di quell'ernia già mezza disidratata. La mia carriera al semaforo durò un paio di mesi. Con i soldi mi comprai dell'attrezzatura per correre: Adidas SL80, tuta, borsa, tutto il necessario. L'anno dopo sarebbe arrivata l'era del pecorino. Più giù arrivarono i lavavetri polacchi, saranno stati sette-otto anni dopo. Ancora più in là Seb Coe si scoprì tory. E mi sa che gli piacevano pure i fiori.

2 ottobre 2007

Clair

Riempivamo i diari, che fossero Vitt o altre robe, con disegni colorati a penna. I più fichi ci disegnavano sopra le copertine dei dischi. Uno, che poi avrebbe raggiunto una certa fama come cantante punk, stava al banco vicino a me e si vestiva con le tute da ginnastica di una volta, quelle pre-adidas, con gli elastici e il colletto con la lampo. Le scarpe da ginnastica erano modello superga, di gomma con la tela sopra, il nylon delle scarpe belle arriverà tra tre-quattro anni, dopo Montreal o giù di lì. Loro disegnavano la copertina di Dark Side of the Moon, pure il prepunkettone. Poi i Deep Purple, e che. Led Zeppelin, Elton John, poca beatlemania e grandi concessioni al mainstream nostrano, chiamiamolo così, quello di canzonissima. A me piaceva ascoltare alla radio Supersonic, la sera alle sette, passavano Gilbert O'Sullivan, che mi piaceva tanto (vedi video) ma anche John Lennon (mi piaceva tanto mind games) e George Harrison (my sweet lord). Ma poi, esiste qualcuno a cui non piaceva waterloo degli Abba??

a year ago


Ieri si è festeggiato un anno, con cena luculliana a C.B., dopo passeggiata romantica e tutto il resto. Oggi sta stirando anche per me. Comodo, neh. Ma io preparo la cena, chettecredi...
Un anno vissuto meravigliosamente.