22 luglio 2007

Italia Wave, tra l'Ikea e il west


Il caldo dell'Osmannoro era insopportabile, ieri pomeriggio. Sembrava di rimanere invischiati in un abisso d'asfalto disciolto, i miraggi a distrarci mentre zampettavamo dal parcheggio dell'Ikea al ristoro dell'aria condizionata e dell'aranciata diaccia del bar che mi si metteva sullo stomaco. Due trappole comprate, ironizzando sul salame di renna, poi ci buttiamo nella canicola. Si va a Italia Wave, Love Festival. Un parcheggio rimediato, i vigili già rassegnati a filtrare la masnada di shoshoni, lo stradone chiuso che lo fai a piedi e ti sfila sulla sinistra il panorama desolato di una zona industriale abbandonata e degli edifici fatiscenti che la sera si riempiono di occhi stanchi in cerca di riparo. Muri sbrecciati, lontano si vede il filo di fumo di un fuochetto acceso, qualcuno che si prepara qualcosa da mangiare. Si arriva nel luogo della kermesse, c'è la perquisizione sommaria, la gente che sciama, chi sta buttato per terra e dorme, cinesi che guardano curiosi, alcuni si organizzano per fronteggiare le zanzare, bloggers smanettano nel box di wavecamp ma ci saranno altre occasioni per conoscerli. In testa ho il pensiero fisso del giornale che chiude e lascia tanti amici a terra, e intanto mi guardo intorno e vedo la birra a cinque euro come i panini col pane surgelato e le piadine allo squacquarone, i cessi inavvicinabili, il campeggio-lager. Oltre ai rutti dei Leningrad e alle stracche bancarelline che vendono paccottiglia, ci scappa di vedere la Baca e l'Orchestra di Piazza Vittorio che si meriterebbe una platea più partecipe, alla fine. Invece i ragazzi se ne vanno di corsa sotto al palco centrale, dove fa tintinnare le catene la ghigna di Vinicio Capossela, amico di tante serate, lui sullo stereo, io sul divano. Me ne vado, che è tardi e non mi regge la pompa come una volta, con lui che si abbatte sulla folla come un uragano. Penso a quelli che mi collassavano intorno, al tipo che molestava una che lo ha gentilmente allontanato, all'atmosfera da apocalisse che in un certo senso si respira. In un altro senso prevale la voglia di divertirsi, che è meglio. Ce ne andiamo che soffia un filo d'aria. In macchina c'era ancora del tè, ma fa schifo. Radio Virgin passa delle cagate spacciandole per nuove. Stamattina ho scoperto che intanto è morta Caterina Bueno.

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