6 settembre 2007

fusaje e mosciarelle

Me ne andavo da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, da quella Roma del "volemose bene e annamo avanti", da quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei "Sali e Tabacchi", degli "Erbaggi e Frutta", quella Roma dei castagnacci, dei maritozzi con la panna, senza panna, dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, delle mosciarelle...


Remotti se ne andava. Nel tempo se ne sono andati Erbaggi, Frutta, Vini e Oli. E a parte i supplì e le caramelle, non ci sono più i maritozzi, né con la panna, né con la crema, né vuoti. Ne ho mangiato un pezzetto la settimana scorsa, di maritozzetto confezionato non so per che marca. Pessimissimo. I castagnacci andavano meno che a Amsterdam nel film di Villaggio. Zero. E sò finiti, non li vedi più. Per tacere dei lupini, aka fusaje, che hanno ripiegato nei supermercati. La domenica mattina uscivo con papà, lui comprava il giornale e i lupini per me e per mia sorella da Giggetto, che intanto è morto, e Remotti ancora non se n'era andato. Le mosciarelle erano una prova. I mostaccioli, poi, li magnava San Francesco, nì. Andrebbe aggiornata, la poesia, ad averci la faccia tosta.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

babbo i lupini li comprava in gradinata, la domenica allo stadio, dove stiamo seduti ora noi

Anonimo ha detto...

comunque: habemus pank