15 marzo 2007

preHowe

L'Ora di Palermo, 19/1/2001

Carl Lewis lo prese in braccio da piccolo, e gli predisse che sarebbe stato il primo uomo al mondo a volare oltre i nove metri. Tommie Smith è uno dei suoi padrini. Sua madre, Renée Felton, era campionessa e primatista americana dei 100 metri ostacoli: stiamo forse parlando del nuovo grande “crack” della velocità americana? Ebbene no! Andrew Howe Besozzi, quindici anni, è la grande speranza dell’atletica italiana. Approdato a Rieti, dopo il matrimonio della madre con Ugo Besozzi, il ragazzo coltiva la passione per l’atletica, che ha sempre respirato a pieni polmoni, seguendo la madre al campo d’allenamento del mitico Santa Monica Track Club. E oggi esegue, con la naturale coordinazione dei campioni, i suoi strabilianti esercizi di apprendista fenomeno: a Fano è atterrato, in un giorno di pioggia, a 7,52 metri nel salto in lungo, spazzando via il record italiano cadetti. Ma ha già portato a casa i record dei 150 m (16”3), dei 300 ostacoli (38” netti, con tredici passi tra gli ostacoli ad eccezione dell’ultimo), del salto triplo (15,10 mt) e del salto in alto (2,06 metri, senza alcuna tecnica di rincorsa) e del tetrathlon (3344 punti). Se pensiamo che a 15 anni Lewis non superava i sette metri, e Sotomayor ne saltava appena un paio, e parliamo di due talenti assai precoci dell’atletica moderna, c’è da rimanere sbalorditi. Ma Andrew non sembra aver altro segreto che la dote naturale: tesserato per la CaRiRieti, storico club scopritore di tanti talenti, si allena soltanto tre volte a settimana, agli ordini della madre e non ha certo ancora iniziato ad effettuare i pesanti lavori tipici dei supercampioni. Ha rinunciato, nonostante la passione per la Lazio campione d’Italia, a tentare la fortuna nel calcio, sebbene fosse stato notato dagli osservatori dell’Empoli giocando all’ala destra nelle file del Rieti, segnando peraltro gol a grappoli. Ma già a scuola ogni competizione lo vedeva prevalere, senza difficoltà, si trattasse di campestri, mezzofondo o velocità. Andrew ha le idee chiare: il suo obiettivo per l’anno venturo è quello di balzare oltre gli otto metri, ma gli piacerebbe anche correre forte i 400 ostacoli, e i 100, e i 200, e saltare in alto alla grande. Un talento purissimo e poliedrico, questo ragazzo di origine caraibica, che speriamo non venga fagocitato dal famelico circo dell’atletica, che sta per salutare il ritiro di Michael Johnson e ha bisogno di campioni per rilanciarsi. Soprattutto in Italia, dopo i deprimenti risultati di Sidney. E Andrew, sicuramente, avrà già puntati su di lui i famelici occhi di chi cerca fenomeni in giro per il mondo. Il fatto di essere seguito da sua madre, che conosce profondamente il mondo della grande atletica, ci rende ottimisti: nessun traguardo è negato a chi vive lo sport con la gioia e l’ingenuità dei 15 anni. La speranza è quella di rivederlo un giorno sui palcoscenici più importanti, a mantenere la promessa che fa, orgoglioso, fin d’ora: quella di vincere, da atleta pulito, e di battere chi fa uso di doping. Potrebbe aiutarlo, crescendo, il fratellino Jeremy, di 5 anni. Noi li aspettiamo.

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