1 giugno 2007

l'ingorgo

Non c'è niente di più confortante di quando, beccato l'ingorgo degli ingorghi, si riesce poi a conoscerne il motivo. Il commosso Valterino ringrazia vigili del fuoco, vigili urbani e operatori vari che si sono attivati al meglio per scongiurare l'emergenza. Un incendio in una galleria a ridosso della tangenziale ha prodotto le condizioni-limite che hanno causato il più grande ingorgo che io, in 25 anni di onorata carriera automobilistica, abbia mai affrontato a Roma. Due ore e 35' per fare una decina di chilometri in città, in quello che dovrebbe essere normalmente uno scorrimento veloce. Il problema, però, è che si sapeva tutto da ieri notte, e che si è iniziata la giornata con la tangenziale chiusa e senza nessuna informazione efficace. L'inutile CIS ha detto (ma alle dieci) che c'erano solo problemi, in giro, causati da maltempo, le dannose radio locali alternavano ragli di tizianiferri a rassegne stampa daaroma, e l'unica informazione percepita era quella del Ruggito del Coniglio, il cui conduttore Presta era rimasto anche lui imbottigliato chissà dove e senza sapere perché. L'unico tabellone luminoso incrociato, d'altra parte, parlava delle limitazioni d'accesso all'anello ferroviario, mentre si stava fermi col motore spento, senza poter avanzare né tornare indietro, persi nel buco spaziotemporale di un ingorgo fantasma, del quale si è saputo qualcosa solo a tangenziale riaperta. E Valterino elogia. Certo, le condizioni erano difficili, ma di sicuro qualcuno ha fatto in modo che fossero ancora più difficili. E intanto la gente gnagnerava tra sangiacomi e madonne, promettendosele e forse, da qualche parte, dandosele pure. Scene consuete di sciupìo: quando arrivo il lunedì mattina mi sento come se fossi limatura di ferro che si attacca al corpo freddo di un magnete. C'è questo nastro di auto agglomerate, di là del quale scorre uno scampolo di vita. Il problema è venirne fuori.

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