21 giugno 2007

Vent'anni fa, Fiorini


Aveva gli occhi grandi, Giuliano. Grandi e profondamente cerchiati, come se non avesse dormito. Come se avesse passato la notte in qualche bar. Con quegli occhi aveva visto schizzare la palla e si era avvitato su sé stesso, toccandola con un colpo secco, da biliardo, i tacchetti che mordono l’erba e lo sguardo che la segue mentre gonfia la rete, abbattendo l’incubo di Dal Bianco, portiere vicentino paratutto che per la Lazio ha il volto della serie C. La rete che si scuote e Giuliano che corre verso la curva con gli occhi sgranati e il volto di chi te lo vuole raccontare. Ragazzi, ho segnato, ho fatto gol. Siamo salvi. Ce la possiamo fare. La gioia che esplose nelle centomila ugole dell’Olimpico, ma anche nei cuori biancocelesti rimasti a casa. Il pianto dirotto documentato dalla televisione rampante del tempo, strappato al campo nella bolgia finale, raccontava di un uomo che sapeva di aver restituito alla gente laziale la speranza, di aver cambiato il destino con un solo tocco, una zampata rapinosa, da centravanti di razza come Giuliano era, anche se le strade del calcio l’avevano portato, alla fine, lontano dalle grandi ribalte immaginate a inizio carriera. Quel giorno Fiorini faceva di più: scriveva il suo nome nel cuore della gente, entrava nella memoria dei tifosi della Lazio per rimanerci per sempre. Nessuno potrà mai dimenticare l’epilogo di quel Lazio – Vicenza e la limpidezza degli occhi di quel semplice calciatore emiliano, che aveva girato per l’Italia fino a quel giorno e avrebbe continuato a girare, da mestierante, per guadagnarsi di che vivere e spendere gli ultimi spiccioli di carriera. Giuliano Fiorini è mancato sempre ai laziali, fin dal primo giorno. Ognuno ha conservato il ricordo grato di quel gesto. Che ha significato redenzione, nell’immaginario laziale, ben più che il gol di Poli che risolse i successivi spareggi e diede alla Lazio la certezza di evitare la retrocessione in serie C. Nella terribile notizia della morte di Giuliano sta il retrogusto dolce della sua carriera: eroe vero, quanto e più di tanti campioni celebrati. Eroe semplice e senza spocchia. Che di lì a poco prese le sue cose e si fece da parte, perché la Lazio si attrezzava per tornare grande. Il cammino verso la ritrovata grandezza partiva proprio da quel gol. E la gente non lo ha dimenticato.


Il 21/6/1987 con un gol di Fiorini la Lazio batteva all'Olimpico il Vicenza e acciuffava per un pelo gli spareggi per evitare la retrocessione in serie C. A Napoli, in un girone a tre con Taranto e Campobasso, La Lazio evitò l'onta della retrocessione nell'ultima gara, battendo i molisani grazie a un gol di Poli, dopo aver perso il primo spareggio contro il Taranto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Te vojo bene Giulià...me viè da piagne ogni volta che rivedo ste immagini...