16 gennaio 2008

Il solaio della memoria

Per quanto abbia frugato nella mente, stanotte, tutta la notte o quasi, fino alle quattro o alle cinque, leggendo qualcosa qualsiasi cosa (la biografia di Ingrao, nella circostanza) non ricordo di essere mai stato licenziato, nemmeno in uno degli innumerevoli lavori che ho fatto prima di adesso. Ho smesso di fare il manovale la prima volta perché ricominciava la scuola, la seconda, a scuola finita, perché il gesso mi faceva male alle mani, dovevo andare col pullman da Roma a Castelgandolfo tutte le mattine e arrivare là alle 7 e mezza e non ce la potevo fà. Ho smesso di vendere le rose al semaforo perché dovevo partire per le vacanze con la famiglia, ho smesso di andare a fare il lavoratore fantasma dal famoso produttore di formaggi perché per farlo non andavo a scuola e non si poteva fare, ho smesso di fare l'aiutoelettricista perché mi trattavano male, ho smesso di fare l'impiegato di agenzia ippica perché a montare i pavimenti modulari pagavano di più, ho smesso di montare pavimenti modulari perché non si lavorava tutti i giorni e a portare il pane col furgone ci si alzava alle quattro di mattina ma si lavorava sempre, ho smesso di portare il pane perché con un contratto di formazione da impiegato amministrativo finalmente mi pagavano i contributi, ho smesso di lavorare lì perché mi toccava restare a Napoli e volevo tornare a Roma, ho lasciato l'azienda che mi aveva riportato a Roma perché era in procinto di trasferirsi a Milano, ho lasciato quella che mi ha assunto in quel frangente per andarmene a vivere a Siena con mia moglie. Le collaborazioni collaterali le ho lasciate tutte io, dalla quota di socio di minoranza della società di sviluppo software alla contabilità serale della ditta di antifurti che versava in difficoltà terribili e me l'aveva chiesto un amico per pietà, la ditta pagava in natura (due-tre allarmi che poi ho regalato), dalla collaborazione con l'Ora di Palermo perché il giornale ha sbaraccato a quella con Epolis perché nel frattempo ci siamo trasferiti ed è arrivato il braccio destro del nano. Mi sono sempre dimesso per davvero, insomma, a differenza del Mastellone nazionale. Alla fine, zac. Verginità perduta.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Non aggiungo niente oltre quello che ti ho già detto. Fa male, lo so.
Fiammetta

pank ha detto...

ci curiamo, ci curiamo, è da queste cose che, in certi casi, nascono le grandi fortune

Anonimo ha detto...

Ma io lo so che hai mille risorse, Pank. Lo so perfettamente. E te lo auguro davvero che possa nascere una grande fortuna da questo evento.
Fiammetta

Anonimo ha detto...

E Dell'UTri ora si è dimesso da EPOLis...